sabato 7 aprile 2012

LEGA DI FAMIGLIA

La Lega di Bossi inciampa sulla sua stessa propaganda, come il Vaticano. E' giusto così: chi di famiglia ferisce di famiglia perisce.



Le bugie hanno le gambe corte, e l'ipocrisia non regge al tempo e alle intemperie. Per questo la Lega di Umberto Bossi finisce in cacca come il Vaticano, e proprio sui temi su cui ha speculato. E' giusto così: chi di famiglia ("secondo natura") ferisce, di famiglia (quella esibita per propaganda) perisce.
... Ma il Senatùr non è sprofondato solo a causa dei figli (fanfaroni), o della moglie (arruffona e superstiziosa). Bossi è precipitato anche per colpa di tutti quegli altri ruffiani che - come lui - pretendevano di esaltare unicamente la famiglia tradizionale del "piccolo mondo antico" (con i suoi legami di sangue, di Fede, di clan, e di "tribù"). Sempre sputando sulle famiglie "altre", quelle dettate dall'affetto che sfugge alle regole di una legge o di una religione.


Non ci voleva molto a capire che tutto nella Lega era un pretesto per conquistare potere (e poltrone). Come ha spiegato Michele Serra su "Repubblica", quando ha scritto: «Tutto, nella storia leghista, è improvvisato e cialtrone, a partire da quel logo fantasma, "Padania", che non ha alcuna attinenza con storia e geografia e pare sortito da una partita notturna a Risiko annaffiata da troppo alcol. Proseguendo con il ridicolo crak del credito padano, l'inverosimile carriera politica del povero Trota, il cerchio magico con le fattucchiere e le badanti [...] i finti ministeri a Monza, gli elmi cornuti, gli affaroni in Tanzania... ».

Ce ne vuole di coraggio, per mostrare rispetto ad un cialtrone come Bossi! Perché questo qui, scrive ancora Serra, è «un fanfarone di paese, finto medico, cantante fallito, che per oltre vent'anni è riuscito ad abbindolare un popolo evidentemente abbindolabile».
... E infatti è così, l'Umberto è solo un ciarlatano che si vantava di avercelo duro (quando è chiaro che non riuscirebbe ad andare al cesso da solo). Tra una bestemmia e una ampolla al dio Po ha  mostrato il dito medio, ha buttato la bandiera italiana nel cesso, ha insultato, ha straparlato su tutto, ha minacciato, ha promesso miracoli, ha tradito i suoi alleati per ritornarci assieme quando gli conveniva, ha approvato le leggi piu' immonde e ha certificato che il suo compare Berluska credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

domenica 1 aprile 2012

KATTOLICA KANAGLIA


Insomma, una domanda sorge spontanea: perché Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, è sepolto nella basilica romana di Sant'Apollinare? Lo Stato italiano non vede qualche problema? E Santa Romana Chiesa (che negò i funerali a Welby), non ha nulla da dichiarare sulla questione?
... Walter Veltroni ha chiesto spiegazioni a chi di dovere, e intanto gli ha risposta il ministro dell'Interno (Anna Maria Cancellieri).

La ministra non ha perso tempo, e ha subito fornito una prima spiegazione: in data 10 marzo 1990 il cardinale Ugo Poletti rilasciò il nulla osta della Santa Sede alla tumulazione della salma nella prestigiosa basilica, e questo dopo che un monsignore (Pietro Vergazzi), aveva certificato che il famoso criminale era niente popò di meno che un grande benefattore (forse nel senso che aveva riempito di soldi qualche prelato che conta in Vaticano?).


In seguito a questo schifo (esattamente il 20 marzo, quindi pochi giorni dopo), lo stesso monsignore dichiarò l'exraterritorialità della basilica. E questo chiuse il discorso (e le bocche) per così tanti anni.
... Ma adesso la cosa è scoppiata, e Walter Veltroni (in un momento di lucidità), ha pensato bene di agitare nuovamente il fantasma di "Renatino". Con tutti gli annessi e i connessi che ne derivano.

Fantastico, sulla vicenda, il cinico commento di Giulio Andreotti: «Forse De Pedis non era un benefattore dell'umanità, ma di Sant'Apollinare sì».
... E puntuale è stato invece il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Non è accettabile che un bandito come De Pedis sia sepolto in chiesa» (Basilica, sindaco, non si offenda un benefattore, è una basilica!)

venerdì 30 marzo 2012

I TIRANNOSAURI

Il portavoce vaticano (padre Lombardi) ha spiegato che il colloquio tra Ratzinger e Fidel Castro è stato un dialogo «molto intenso e cordiale». Resta da capire quali saranno i vantaggi che ne avranno i cubani da questo viaggio del Papa, ma pare di capire che nell'immediato gli unici a ricavarci qualcosa sono il Vaticano stesso e il regime castrista.
... Già, perché, come ha spiegato anche la blogger Yoani Sànchez, il governo cubano «cercherà di presentare il viaggio dell'inquilino del Vaticano come un gesto di convalida della sua amministrazione».

  Non per niente Sua Santitudine quando è arrivato a Cuba ha ruffianamente chiesto la fine dell'embargo americano, ma nel contempo ha evitato accuratamente di parlare con i dissidenti dell'isola che gli avevano chiesto un minuto di attenzione (“un minuto y nada mas”).
... Pare che il Vaticano abbia deciso di ignorarli per il loro stesso bene. Così almeno si vorrebbe far credere, perché dicono che sia anche questa la fantasiosa spiegazione: quelli, poverini, resteranno nell’isola, e dopo la partenza del Papa potrebbero subire qualche ritorsione dal regime.

  La verità è che a Sua Santitudine premono le libertà religiose. Il resto viene dopo, molto dopo. E per ottenere qualche privilegio per la sua multinazionale lui è disposto a soprassedere su tutto (anche sulle torture, sui massacri, e sui crimini più odiosi).
... Del resto, lo stesso film si era visto poco prima, quando il Papa era stato in Messico, dove ha indossato il suo bel sombrero ma non ha voluto incontrare le vittime di padre Maciel (Maciel sarebbe il prete pedofilo e puttaniero che ha fondato i Legionari di Cristo). Inoltre, in quella terra Benedetto XVI ha evitato accuratamente di condannare apertamente i “narcos” (che si fingono religiosi e che avevano mafiosamente stabilito una “tregua” durante la visita del papa tedesco, addirittura dandogli il “Bienvenido” attraverso i loro narco-striscioni diffusi un po’ ovunque).

  Evidentemente il pastore tedesco (che tuona continuamente contro l’aborto e la soppressione degli invisibili embrioni), è un tipo sveglio. E piuttosto che attaccare direttamente certi pericolosi criminali, preferisce stare sul vago. Come ha fatto quando ha fumosamente salutato chi “soffre a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza”.
... Inoltre: per confondere meglio le acque e non affrontare i guai, Ratzinger ha preferito parlare di aria fritta. Come quando - sempre negli stessi giorni - si è scagliato contro il marxismo, che secondo lui sarebbe una anticaglia (qualcuno gli dica che è caduto il muro, accidentina. E qualcuno gli dica quanto sono medievali anche le sue scarpette rosse e le sue cerimonie da Wanda Osiris!).

  Riassumendo: nel cattolicissimo Messico niente pubblica condanna dei narco-trafficanti e nessun dialogo con le vittime di padre Maciel. A Cuba nessun incontro con i dissidenti ma piuttosto una bella chiacchierata con il Lìder Màximo (confidando su una sua pubblica dimostrazione di fede: Fidel Castro non è mai stato scomunicato, è nato cattolico e per Santa Romana Chiesa è come un figlio un pò lazzarone che prima o poi ritroverà la strada di casa).
... Ad ogni modo, questa sperata conversione (o ri-conversione) del barbuto Fidel non si è proprio vista. E pensare che il Vaticano era disposto financo a dargli la comunione a questa vecchia ciabatta, se solo lui l'avesse chiesta!
  Dall'Oltretevere avevano spiegato che il Papa era disponibile ad incontrare anche l’altro tiranno (Chàvez, cattolico pure lui, che non risulta essersi appalesato nonostante fosse anche lui a Cuba durante la visita papale per curare il suo cancro).
... Ed è meglio così. Perché il nostro amico poteva contare, al massimo, su una una benedizione veloce. Visto che a Chàvez avevano informalmente fatto sapere che qualora avesse chiesto la comunione
, avrebbero potuto negargliela.
  Ma certo, a Chavez avrebbero potuto negare la comunione. Perché lui risulta essere un convivente, quindi un pubblico peccatore.
... E perché, evidentemente, il buon Dio è conciliante con i dittatori fanfaroni (come quella pantegana di Fidel), ma non tollera un caudillo esaltato e cancroso come il populista Hugo. Bisogna farsene una ragione, eccheccazzo!

domenica 18 marzo 2012

NELLE MIGLIORI FAMIGLIE

Per la serie “ecco cosa succede anche nelle migliori famiglie”. La figlia di Aldo Moro (Maria Fida, oggi 65enne), ha raccontato alcune incredibili cose che sarebbero accadute durante il sequestro del padre.
... Da restare allibiti: a 34 anni dal rapimento e dall’uccisione dell’adorato papà, in una lunga intervista al settimanale “Panorama”, ha spiegato come durante i 55 giorni del sequestro ci fu una vera guerra in casa sua.

Le incomprensioni sarebbero iniziate - sostiene - quando lei decise di andare al funerale degli uomini della scorta che erano stati uccisi nella strage di via Fani (i suoi familiari non volevano, perché sostenevano che era pericoloso).
... Proprio in seguito a questo episodio la tensione in famiglia aumentò al punto che lei fu costretta ad abbandonare la casa (testuale: «Mia madre si gettò in ginocchio e, in lacrime, mi supplicò di andarmene via»).

Volendo credere al racconto, a seminare la zizzania sarebbero stati quelli del movimento “Febbraio 74”. Questi, approfittando di suo fratello Giovanni (che in precedenza aveva aderito ad una loro iniziativa), avevano addirittura “occupato” la loro casa. 
... E non è ancora finita: Maria Fida nell’intervista ha voluto precisare che precedentemente al rapimento del presidente della Democrazia Cristiana suo fratello Giovanni non era in buoni rapporti col padre. Anzi: Aldo Moro e il figlio neppure si parlavano. Addirittura quando dovevano interloquire usavano come intermediario la mamma.

Nonostante tutto questo, il settimanale "Panorama" ha graziosamente pubblicato una foto tratta dall'album di famiglia Moro. Nella quale si possono rimirare Aldo Moro e tutta la sua cattolicissima famigliola, in visita all'allora pontefice Paolo VI (grande amico del leader diccì, che durante il sequestro volle scrivere una accorata lettera agli "uomini delle Brigate Rosse").

domenica 11 marzo 2012

POCA MEMORIA, ZERO QUID

In quel di Orvieto il maestrino Angelino Alfano (segretario del Pdl), ha chiuso la scuola di formazione politica del partito. A modo suo, con le solite fregnacce che la nostra destra pseudo-kattolica è abituata a buttare in campo quando è a corto di argomenti.
... Ecco la grande cretinata del nostro amico:«L'alleanza Di Pietro, Vendola e Bersani va nella direzione dello zapaterismo [...]. Lo zapaterismo è un germe che rischia di attaccare i valori che noi difendiamo, come abbiamo fatto con il dl su Eluana Englaro, la difesa della vita sin dal concepimento oppure i tanti no che abbiamo detto sullo scardinare la famiglia [...]. Se la sinistra andrà al governo farà quello che ha fatto la sinistra in Spagna: il matrimonio tra uomini, le coppie di fatto [...]. Questo sarà l'inevitabile destino della coalizione Bersani, Di Pietro e Vendola».

All'ipocrita Angelino ha risposto in maniera superba il dipietrista Massimo Donadi. Con queste fulminanti parole: «Alfano ha uno strano concetto di difesa della famiglia. Ad Alfano non manca solo il quid, ma anche la memoria».
... E, certo, che dire di più! In effetti il governo in cui stava Alfano (governo presieduto da Sua Prostata Secca il Silvio Berluska), era tutto fuorché un governo che difendeva le famiglie. E casomai questi peracottari hanno difeso le speculazioni, le ruberie, le pagliacciate, le tessere fasulle, i privilegi per i soliti fortunati, le tasse per i soliti noti, le amicizie con i vari don Verzé, le giacche colorate dei Formigoni-oni-oni, i crocefissi delle Minetti, i bunga-bunga del Palazzo, le barzellette di "Forza Gnocca", le nipotine di Mubarak, le Santanché che andavano e venivano, le Carfagne da calendario, i deputati comprati all'opposizione come si fa al mercato delle vacche, e così via sputaneggiando.

venerdì 2 marzo 2012

IL MAIALE E LA PECORELLA

In generale la prepotenza e la violenza sono tipiche degli ignoranti. Di chi non è capace di argomentare, e di chi parla per “partito preso”. 
... Io, che sono solo un metalmeccanico della Fiom, non sono in grado di farmi una idea precisa sulla Tav. E, francamente, da agnostico quale sono - lo sono anche politicamente - mi chiedo se sono davvero più esperti di me (e se ci capiscono qualcosa), gli altri metalmeccanici della Fiom che appoggiano la protesta contro l'alta velocità. E che magari neppure ci vivono in quelle valli!

Che poi, non colgo negli sguardi dei contestatori NoTav (quelli apparentemente seri), il sacrosanto odio che bisognerebbe provare per certi maiali. 
... E quando dico maiali intendo riferirmi a chi cerca lo scontro con lo Stato, a chi si vendica sui poliziotti (che loro chiamano con epiteti offensivi), a chi se la prende con quei lavoratori che non c’entrano niente  (bloccando strade, ferrovie, e quant’altro).



Per dire: poco prima di cadere dal traliccio in cui è salito, Luca Abbà parlava al telefono con altri anarchici che gli chiedevano informazioni sugli "sbirri". Ed è evidente che lui è sempre stato abituato a quel tipo di linguaggio (linguaggio offensivo verso i servitori dello Stato). 
... D’altra parte, anche l’altro anarchico, (Marco Bruno, che nel famoso video ha insultato il carabiniere sardo chiamandolo "pecorella", "stronzo", eccetera), è stato disgustoso.

Anzi, qualcuno ritiene - anche un programma televisivo lo ha fatto notare - che il troglodita abbia voluto umiliare il suo coetaneo con pesanti insinuazioni sessuali (come si farebbe con chi si vuol passare per "fino***io").  
... Ma certo: intanto bisogna ricordare che il troglodita ha cercato di ridicolizzare il carabiniere mettendo in dubbio la sua virilità ("Sai sparare? Vorrei vederti sparare!"). E i complimenti che gli ha rivolto gli servivano allo stesso scopo: in certi contesti, un uomo che dice ad un altro uomo "sei carino", lo fa solo allo scopo di prenderlo in giro (perché si da per scontato che un uomo "carino", nella mentalità dei trogloditi, non è un vero uomo).

Ma certo. Un uomo "carino", nella mentalità dei burini, è solo una femminuccia (che da "i bacetti"), oppure è un "fino***io" (che trasmette le malattie). E infatti vale la pena di verificare che nel video il troglodita non sembra affatto tirare in causa la presunta "fidanzata" del carabiniere (come lasciato crederere dai sottotitoli). Casomai sembra accennare (ascoltare bene per credere), ad un altro ipotetico "ragazzo".
... E, insomma, una precisa frase dell'arrogante NoTav diventa più chiara se, nella sua più odiosa logica omofoba, la si intende diversamente. Precisamente così: «Sei proprio una bella pecorella. Sei carino, gli dai anche i bacini al tuo ragazzo con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie?».


Si stenta ad immaginare un simile schifo, ma per convincersene basta recuperare le cuffie e riascoltare il video a tutto volume.
... A quel punto il discorso è più chiaro: probabilmente il cialtrone voleva insultare il carabiniere proprio con argomenti maschilisti e omofobi.

domenica 26 febbraio 2012

LA SCIMMIA DI CELENTANO

Fantastica la satira del quotidiano 'Il Fatto' sulla tribù di Adriano Celentano. Mentre Gianni Morandi viene raffigurato come un poveretto in preda all’Alzheimer, Claudia Mori viene presentata come una "panzona di 120 chili"  che vende Celentano alla Rai (istruendolo con queste parole: "Tu fai lo scemo, io penso ai soldi"). 
... E invece il "re degli ignoranti" viene descritto come "un grande scimmione adorato dagli indigeni per i suoi versi bellissimi". Un inconcludente di 75 anni con l'osteoporosi, e che "al massimo va a piangere da Santoro".

Insomma, nel fotomontaggio il figlio della foca viene presentato come una specie di 'King Kong' mostruoso che "sa di anni '60, di provincia burina, e musica arcaica"
... Un energumeno che "porta ancora gli stivaletti con la chiusura lampo interna". Un poveretto "maschio 100% delle mie palle" che "canta cagate".

Le contestazioni che il pubblico ha riservato al molleggiato, in quel di Sanremo, sono in fondo poca cosa. Soprattutto se confrontate a quel che hanno scritto di lui tanti giornali, finalmente poco propensi a perdonare il suo populismo offensivo e ignorante. 'Famiglia Cristiana' ha definito il cantante "un piccolo attivista dell’ipocrisia, un finto esegeta della morale cristiana che sfrutta le tv per esercitare le sue vendette private"
 ... Ed è un bel calcio, questo, per un para-guru che vorrebbe far chiudere i giornali (mica tutti, solo quelli che non sono d’accodo con lui!). Un bel pugno in faccia per questo pseudo-moralista che ha denunciato le "corporazioni dei media" che si sarebbero addirittura "coalizzate in massa" contro di lui. 

Peraltro: mentre tutti discutevano dell’Ici alla Chiesa, e degli scandali del Vaticano, al teatro Ariston questo cattolico fasullo ha invocato il ritorno alla Tradizione. 
... Ovvero: a quel clero antico che rintronava il popolino superstizioso favoleggiando sul Paradiso (e, conseguentemente, che lo terrorizzava con le balle sull’Inferno: sai che progresso!).

domenica 19 febbraio 2012

LO SCHETTINO IN ME

Il comandante Schettino aveva tracce di cocaina tra i capelli. Per carità, non si dica che è un "drogato", probabilmente si era solo dimenticato l'ombrello (con tutta la "bianca neve" che è scesa anche in questi giorni, sai com'è, ti restano le tracce qua e la! )


Ad ogni modo, non è vero che Schettino rappresenta l’Italiano medio, perché non di soli Schettini è fatto il popolo italiano. E ci credo: il Belpaese è fatto anche di tanti altri tipi di umanoidi. Ovvero, anche da quella gran massa di imbecilli che - diversamente da quello - non urtano  mai contro gli scogli, ma sempre e comunque ammirano e invidiano i bulli come lui.
… Non solo: gli esibizionisti alla Schettino loro li votano, e magari li fanno santi anzitempo (anche quando sono evidenti le loro grosse colpe)!

Non di soli Schettini, non di soli bulli è fatta l’Italia. Il Belpaese è soprattutto pieno di poveracci che delegano le loro preoccupazioni e affidano la loro vita ai dittatori, ai boriosi, ai cocciuti e ai vanagloriosi. Agli “uomini della Provvidenza”, ai predicatori che assicurano di poter risolvere tutti i problemi, a quelli che magari promettono di fare pure i miracoli.
… In sostanza: agli stessi cialtroni che ti dicono di pensare a divertirti, mentre loro giurano di poter stare da soli al timone (che poi, ogni tanto, si prenderanno qualche libertà con la moldava di turno: ma è un giusto così, visto che ci liberano da tanti affanni, n’è vero?).

Ancora troppi italiani sentono questo bisogno assurdo di inventarsi un santo, un eroe, un uomo dei prodigi. E lo difendono, spesso, anche quando è evidente che quello non rispetta le regole di buon senso.
… Anche quando è chiaro che il miserabile difende solo il suo orticello, la sua tribù. Anche quando quello le sparerà troppo grosse, quando scaricherà le colpe sugli altri, quando fingerà di non vedere che la nave sta imbarcando acqua, quando non si vergognerà di andare contro scienza e coscienza.

Ma quando la nave Italia sta imbarcando acqua da tutte le parti, la colpa non è dei soli Schettini. Ci stanno anche altri condottieri che si rivelano incompetenti. Sono tutti quelli che negano l’evidenza, sostenendo che i ristoranti sono pieni, che il federalismo è quasi fatto, che il Paradiso ci attende, che il ‘San Raffaele’ lo ha voluto Dio. 

 … Pare di sentirli, questi ipocriti: i Formigoni, i don Verzé, i Diego Cammarata, i Bossi, il Papa, e naturalmente il papi. E dietro a questi: una marea di secondi, terzi, badanti, capicorrente, ruffiani, amichette e veline (moldave e non).



 "Lo Schettino in sé, lo Schettino in me"
(da un articolo di Massimo Gramellini, per “La Stampa”)

«… Con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri […]. Mi auguro che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero: anche i capri espiatori hanno diritto a uno sconto. Ma se fosse vero solo la metà, saremmo comunque in presenza di un tipo italiano che non possiamo far finta di non conoscere. Più pieno che sicuro di sé. Senza consapevolezza dei doveri connessi al proprio ruolo. Uno che compie delle sciocchezze per il puro gusto della bravata e poi cerca di nasconderle ripetendo come un mantra «tutto bene, nessun problema» persino quando la nave sta affondando, tranne essere magari il primo a scappare, lasciando a mollo coloro che si erano fidati di lui. Mi guardo attorno, e un po’ anche allo specchio, e ogni tanto lo vedo. Parafrasando Giorgio Gaber, non mi preoccupa lo Schettino in sé, mi preoccupa lo Schettino in me».

lunedì 16 gennaio 2012

LA RIMA CON PADANIA

Cara Lega, spiega ai tuoi militanti (e agli eventuali mili-tonti), dove si trova la Tanzania. Già, la Tanzania, quella che fa rima (ma solo rima!), con Padania.



Con la scusa del federalismo la Lega ci ha chiesto di continuare a darle fiducia. Ma in tutti questi anni non ci ha portati da nessuna parte, si è tenuta poltrone ed alleanze, ha coperto tutti gli sperperi (anche quelli dell’odiata Terronia), e infine ha salvato Nick Casentino. Per giunta dichiarandolo perseguitato politico.
... Ci mancava solo questo scandalo dei soldi investiti in Tanzania, per rendere evidente quel che si doveva capire da tempo: che questi hanno preso in giro prima di tutto i loro elettori.
 


Ecco cosa ha scritto perfino Alessandro Sallusti, sul quotidiano “Il Giornale”.
... Ecco il suo pensiero stupendo sul partito di Umberto Bossi: «C’è la Lega di governo, c’è la Lega di lotta, ora sappiamo che c’è anche la Lega degli affari. Nell’ultimo mese, come abbiamo scritto ieri, il Carroccio ha investito otto milioni di euro all’estero, quattro dei quali in un fondo della Tanzania, rendimento 4’5 per cento, quasi due punti meno dei nostri bot che servono anche a pagare i pensionati e i cassintegrati del Nord. Il gruzzolo dei padani affidato agli immigrati. Un mistero che magari un giorno qualcuno ci spiegherà…».

domenica 8 gennaio 2012

RAZZISTI O PARANOICI?


Un professore ossessionato dal complotto giudaico, che inneggia alle dittature (di destra e di sinistra), può essere considerato un fascistoide e un razzista? Anche se lui desidera essere considerato tale, non potrebbe, più semplicemente, essere un paranoico bisognoso di una bella camicia di forza?
… Su fèisbuk ho voluto commentare il caso di questo poveretto. Di questo Renato Pallavidini, per giunta docente di storia e filosofia in un liceo classico torinese. Di questo disadattato che delirava dicendo di voler ammazzare qualche ebreo, e che adesso è (giustamente), sotto indagine.



   «Mi chiedo se il razzismo non vada affrontato anche con qualche furbizia. Per dire: quando uno delira, forse non è conveniente passarlo per un antisemita. Intanto perché gli si fa un piacere: lui preferisce far credere che le sue sono idee (magari odiose, ma idee), piuttosto di dover ammettere di essere semplicemente un uomo psicologicamente e socialmente inaffidabile!
   Poi, bisogna considerare che questi cialtroni preferiscono far credere che è stato anche l'ambiente a condizionarli in certe loro "sparate" (appunto perché il movente sarebbe il "razzismo", invece che la psicologia del personaggio). E conseguentemente tutti costoro cercano “alleanze” in quelli che manifestano idee simili, sapendo di potendo contare su una marea di gentaglia che non sa distinguere la destra dalla sinistra.
   Peraltro: attribuendo a certi invasati la patente di razzisti, consegniamo ai loro avvocati un "alibi" e molte demagogiche attenuanti (sarà un giochetto sottolineare che effettivamente gli ebrei, i cinesi, i disabili, gli omosessuali, ecc. causano qualche problemino, fomentando il risentimento del popolino!). Se uno non è adatto a fare il suo lavoro lo si licenzi e basta. Se scatena l'odio per i suoi simili gli si sigilli la bocca e basta. Ma non gli si dia una patente "ideologica" che lo renderebbe un martire agli occhi di chi, magari, è razzista solo perché ha letto meno libri di Fabrizio Corona (o perché non riesce a relazionarsi con sua moglie!).
    Che poi: buttarla sempre in politica, farne una questione ideologica, è pericoloso perché innesca una serie di reazioni a catena. E io mi domando, ad esempio, se è più razzista il prof di cui abbiamo parlato sopra, o quei cinesi che in seguito alla rapina a Roma hanno colto l’occasione per parlare male degli italiani.
    ... Come se quei rapinatori (che hanno ucciso il commerciante cinese di Tor Pignattara e la figlia di nove mesi che portava in braccio), avessero agito così per odio agli stranieri! Come se non puntassero invece ai loro soldi! Come se ad uccidere fosse stato un razzista, anziché – più banalmente – un criminale! Che poi, anche in quel caso, se scoprissimo che gli aggressori erano tossici, o rom, o magari cinesi anche loro, come la mettiamo col (presunto) razzismo?».