domenica 13 dicembre 2009

LE PALLE DEL PREMIER

Lunga vita al cavalier Silvio, che dopo aver ricordato che lui è “bello, forte, duro, e con le palle" è stato orrendamente colpito al volto da un oggetto (lanciatogli addosso da un komunista?).
… Lunga vita al cavalier Silvio. E ditegli di darsi una calmata: il machismo e il bullismo possono solo aumentare la follia collettiva, e ci sono già troppi matti in giro (anche senza bisogno di buttarla in politica)!



* Silvio Berluska, come tanti italiani, quando va all’estero sente un gran bisogno di farsi riconoscere. E infatti, appena arrivato al congresso del Ppe (in quel di Bonn), ha pensato bene di fare il bulletto. Come il suo solito. E ha nuovamente rivendicato di essere sessualmente ben dotato.
... Purtroppo per lui, avercelo lungo non è ancora un merito. E non protegge dai tanti folli che circolano in giro (e che magari ti lanciano addosso quel che gli capita tra le mani!).

* Al contrario: chi fa il 'macho' spesso si rende ridicolo. Come succede anche a certi leader della Lega, che notoriamente dicono di avercelo duro.
... E infatti Alessandro Robecchi, sul “Manifesto”, ha fatto a questi politici (malati di priapismo), una proposta interessante: dimostrino una buona volta di avercele per davvero, queste palle. Come? Tirandole fuori davanti a tutti, naturalmente!

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Dall’articolo “Una maschia lezione…”
(di Alessandro Robecchi, per “Il Manifesto”)

Lui ha detto di essere “forte, duro, con le palle” e loro hanno tradotto “molto forte e molto duro”. In pratica, Angela Merkel non ha potuto apprezzare le palle di Silvio, un vero peccato. Del resto, questa delle palle è una fissa costante. Quando Fabrizio Corona l’altra sera in tivù ha preso a cazzotti un muro (dimostrando scientificamente che palle e cervello non comunicano), la sua fidanzata Belen Rodriguez ha chiamato il programma per dirsi orgogliosa di amare uno “con le palle”. Il conduttore ha tradotto “attributi”: altro caso di vile censura.
Come porre rimedio a questi travisamenti dell’altissimo pensiero a base di palle? Urge riforma costituzionale. Per esempio: tutti quelli che parlano di palle, di avere le palle, o addirittura di essere donne con le palle (sentito anche questo), dovrebbero provare con i fatti le loro affermazioni. Basta con le ipocrisie, fuori le palle, ma non in metafora, troppo comodo!
[…] Dato che “avere le palle” vale, di questi tempi, molto più che avere una testa funzionante, è chiaro a tutti che l’autocertificazione non può bastare. Con una piccola riforma, duce e gerarchi dimostrino il coraggio delle loro azioni, e vadano a spasso con i maroni al vento, ben in vista. Darebbero, tra l’altro, una più vivida e veritiera immagine del paese in cui viviamo.
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giovedì 19 novembre 2009

POVERO CRISTO, POVERA DESTRA

Il nuovo alleato della destra pseudo-kattolica berlusconiana (ovvero quel ridicolo beduino di Gheddafi), è venuto in Italia per prendere in giro il Vangelo e il crocefisso.
Il colonnello ha radunato un bel po’ di hostess italiane (assunte in base ad altezza, colore dei capelli, eccetera), e le ha istruite su quanto sia sbagliato il racconto del Nazareno morto sulla croce. Ma Silvio non pare darsi pena: l’amicizia con il tiranno libico vale più della proclamata difesa del cristianesimo!

Qui sotto, due articoli che spiegano quanto sia stata scandalosa questa sceneggiata. E quanto sia scandaloso che la destra italiana (apparentemente schifata per la sentenza contro il crocefisso a scuola), continui a ruffianarsi con certi buffoni.

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Dall’articolo “Tutti zitti sulle «lezioni» di Gheddafi”
(di Pierluigi Battista, per il “Corriere Della Sera”)
[…] Le prescrizioni di Gheddafi sono state molto precise. I suoi collaboratori doveva­no contattare circa duecento ragazze attra­verso un sito specializzato per il reperi­mento di hostess da retribuire con una ses­santina di euro (tra l’altro: non esiste un sindacato delle hostess?). Il canone fissato prevedeva che le ragazze fossero di bel­l’aspetto, possibilmente bionde. Che dal metro e sessantanove centimetri in giù di statura sarebbe scattato implacabile l’ostra­cismo. Che fossero vestite di nero, vietate minigonne e scollature, il tacco di almeno sette centimetri, e la taglia, inderogabil­mente, 42. Solo a queste condizioni le ra­gazze sarebbero state meritevoli delle le­zioni di Gheddafi sul Corano e sensibili al­le istruzioni del Libretto Verde, distribuito come cadeaux dopo un paio di notti di in­fervorate diatribe religiose innaffiate, rac­contano le cronache, da dosi massicce di cappuccino.
Dicono inoltre le cronache che una ra­gazza è stata allontanata, perché giudicata troppo bassa e un’altra esortata a lasciare la compagnia (sarebbe meglio dire l’im­provvisato simulacro di un harem?) per­ché non del tutto compatibile con i canoni ideali della bellezza secondo il colonnello Gheddafi: in altre parole, perché bruttina. Ma c’è qualcosa di più feroce di un’esclu­sione dovuta esclusivamente per cause, per così dire, fisiche? Mica quelle ragazze erano state selezionate per un concorso di bellezza, o per il casting di una trasmissio­ne televisiva, o per allietare un evento mondano. No, erano state scelte per ascol­tare la parola di Gheddafi sull’Islam, sul crocifisso, sulle profezie, sulla virtù, sulla conversione. E allora che c’entrano la ta­glia 42 e il tacco di almeno sette centime­tri?…

Dall’articolo “Le pon-pon di Gheddafi”
(di Francesco Merlo per "la Repubblica")
Ha organizzato una pagliacciata islamica, un finto ratto delle Sabine per truffare il mondo arabo, per infinocchiare il suo popolo. E difatti solo la tv libica manderà in onda le immagini delle squinzie italiane ai piedi di Gheddafi, e sarà la prova del suo sex appeal mediterraneo, del suo carisma religioso, della sua bellezza.
Forse Gheddafi ha anche voluto inviare un messaggio di solidarietà al suo amico Berlusconi, da maschio a maschio, una sfida a chi, tra loro, giostra più femmine.
[…] Anche alle hostess di Gheddafi, come alle prescelte di Palazzo Grazioli, è stato imposto una specie di abitino di ordinanza, trucco leggero, gonna sotto il ginocchio, altezza minima un metro e settanta, occhi grandi... Il capotribù vuol far credere alla sua gente che una rappresentanza scelta delle donne italiane è accorsa ad incontrarlo e, pendendo per un’ora dalle sue labbra, è rimasta folgorata dal messaggio del profeta. Addirittura, con l´aiuto dell’amico Berlusconi «con il quale abbiamo deciso di "immergere" i nostri popoli», l´Italia potrebbe diventare una colonia libica, a gloria della mascolinità petrolchimica: «Italiane, convertitevi. Venite a Tripoli e sposate i miei uomini».
Se chiedete a un uomo di Gheddafi quanti figli ha la Guida della Rivoluzione, la risposta è sempre la stessa: «Noi siamo tutti figli suoi». Non è insomma facile credere che a Gheddafi manchino i passatempi erotici e che l´Italia sia per lui la penisola del piacere. Né tanto meno che il dittatore, brutto di una bruttezza sgargiante, possa davvero comprare tutte queste belle (e bisognose) ragazze italiane con 60 miserabili euro a testa. Tutti capiscono infatti che sessanta euro sono pochi anche per ascoltare i suoi gorgoglii gutturali tradotti da un interprete, le banalità sul Crocifisso, sul sosia di Cristo, sul Corano che sarebbe divino mentre i Vangeli sono umani. Fuffa senza interesse persino per gli islamici.
[…] Certo, è assai penoso che tante donne italiane si siano prestate a questa ordalia. Ed è giusto domandarsi in quale altro Paese occidentale, la diplomazia avrebbe permesso a un dittatorello un simile spettacolo di mortificazione delle donne.Diciamola tutta: fossero state davvero escort, l´Italia ne sarebbe uscita meglio. In questo senso, Gheddafi è vincitore: hanno fatto la fila per incontrarlo come se fosse George Clooney. E il nostro governo ha tollerato e addirittura incoraggiato quest´altro eccesso pittoresco, dopo la tenda a Villa Pamphili, le lezioni all´università e al Senato, le frecce tricolori a Tripoli... Com´è possibile che ogni volta Gheddafi degradi Roma a circo?
Non è un paradosso: Gheddafi a Roma fa quello che vuole in cambio delle galere e dei campi di concentramento dove la polizia libica trattiene gli africani in fuga. Dopo l´accordo di Bengasi dell´agosto 2008 l´Italia riceve un numero minore di cosiddetti clandestini e incamera una maggior quantità di gas e di petrolio: ogni migrante in meno, un litro di petrolio libico in più; per ogni clandestino acciuffato, una zaffata di gas libico in più. E la Libia, con i soldi dell’Italia, viene dotata di strumenti di vessazione. Oggi dispone di elicotteri, motovedette di pattugliamento, investimenti bancari e di telecomunicazioni, fuoristrada, visori notturni, navigatori satellitari, furgoncini pick up made in Italy e tanti sacchi per cadaveri generosamente forniti dalla preveggenza italiana perché nei traghettamenti si muore facile.
È questo il patto che abbiamo siglato e che i reporter internazionali hanno documentato. Gheddafi in Libia è il nostro esponente leghista. Perciò in Italia può muoversi e comportarsi proprio come i leghisti immaginano che si comportino i selvaggi africani, i dittatori del terzo mondo.
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sabato 7 novembre 2009

LA CROCE DI ZIO BENITO

Filippo Facci, su "Libero", ha voluto ricordare che il crocefisso nelle scuole è un souvenir di nonno Benito.
E quindi deve sparire, come è giusto e come è logico.

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Da un articolo di Filippo Facci
(per il quotidiano "Libero")


… I
l crocifisso fu reso obbligatorio quando il fascismo dispose che quella cattolica era la religione dello Stato, quando cioè dei regi decreti diedero una base giuridica a quest'abitudine; dopodiché la Costituzione del 1948 sancì l'eguaglianza delle religioni di fronte alla legge sinchè la revisione del Concordato del 1984 perfezionò il tutto: l'Italia da allora è uno stato perfettamente laico - dovrebbe esserlo - e quindi ogni simbolo religioso dovrebbe avere i diritti di ogni altro.

Ne consegue che in linea di massima l'obbligo del crocefisso presto o tardi sparirà, come pure sparirà l'ora di religione configurata come è oggi, e sparirà il diritto delle chiese cattoliche di scampanare come altre non possono fare...
L'unica incognita è quando succederà: resta il fatto che succederà, piaccia o non piaccia…
Il Tar e il Consiglio di Stato, quel giorno, smetteranno di attaccarsi alla mancata esplicita abrogazione di un decreto fascista del 1924. La Corte di Cassazione, da par suo, l'ha già detto il 15 dicembre 2004: nessuna legge impone la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici.
Ciò posto, la decisione della Corte di Strasburgo non fa una piega: anche se - sappiamo - non verrà rispettata. La Corte ha stabilito che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche «è una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»; una persona di religione non cattolica, allo stesso modo, potrebbe sentirsi a disagio nel sentirsi giudicata da un tribunale che dica «la legge è uguale per tutti» e intanto esponga un simbolo che privilegia un'identità precisa: qualcosa che è davvero arduo liquidare come «tradizione» o «cultura» in senso stretto. E' una religione. Eccome se lo è.
Resta il fatto che alla classe politica italiana, di questo problema, importa meno di zero: si limita perciò a opinare annusando l'aria. La sentenza della Corte di Strasburgo non l'hanno neanche letta…
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domenica 25 ottobre 2009

LE MELE E LE PERE


Il ministro Calderoli, durante il programma della Lucia Annunziata ("In 1/2 H"), ha voluto dire la sua sulla vicenda del governatore Marrazzo (ricattato per le sue frequentazioni con trans).
... Ebbene, Calderoli (che è ministro “della Semplificazione”), ha sostenuto che confrontare quella vicenda con gli scandali sessuali di Berlusconi non ha senso, perché sarebbe come confondere "le pere con le mele".

Volendo farsi riconoscere, il ministro della semplificazione ha lasciato intendere che il Premier va assolto. Perché - quando pure si fosse trastullato con le escort - lo faceva per ricostruirsi una vita (essendo ormai separato dalla moglie). Laddove Marrazzo (che diversamente dal Cavaliere si intratteneva con le trans, pur essendo sposato), sfogava semplicemente - evviva la semplificazione del ministro! - i suoi vizi.

Ma c'è dell'altro che il semplificatorio Calderoli ha voluto precisare: il Premier faceva le sue cosette rigorosamente a casa sua. Invece il governatore del Lazio se ne andava in giro a destra e a manca, rischiando di prendersi qualche souvenir che poi regalava ai suoi familiari.
... E questo punto qualcuno dovrebbe spiegare al ministro Calderoli che quando ci si intrattiene con sconosciuti -anche se avvenisse tra le mura domestiche!- è buona norma usare il "calzino".

Perché, purtroppo, non sappiamo se in certi casi Marrazzo prende le necessarie precauzioni, ma risulta che zio Silvio - stando a quanto ha riferito di Berluska il suo amico Tarantini - non voglia proprio usare il profilattico. Neanche quando si intrattiene con donne che non sono sua moglie (vizietto, sia chiaro,  che, stando a quanto raccontato da Donna Veronica, aveva anche prima di separarsi!).
... Bisogna sottolineare anche questo, purtroppo. Giusto per non far finire tutto in caciara. E giusto per cominciare a distinguere "le mele dalle pere".

martedì 13 ottobre 2009

Polanski demonio, Pasolini santo

DOMANDA MOLTO KATTIVA:
PERCHE’ ROMAN POLANSKI DEVE RIMANERE IN PRIGIONE, SE PASOLINI VIENE TENUTO ANCORA SUGLI ALTARI?

… A PROPOSITO DI PASOLINI:
IL QUOTIDIANO “LA STAMPA” HA VOLUTO DESCRIVERCI IL FRIULI DI 60 ANNI FA, QUELLO DELLE FAMOSE “LUCCIOLE”.

E CI HA RIPORTATO PROPRIO IN QUEL PRATO DOVE SCOPPIO’ LO SCANDALO “CHE AVREBBE SEGNATO UNA SVOLTA NELLA VITA DEL POETA”.


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Dall’articolo “Pasolini, il posto delle lucciole”

(di Marco Belpoliti, per “La Stampa”)

Una grande casa di color rosso mattone, dalla forma irregolare e gli infissi di legno chiaro, occupa il posto dove un tempo c’era il prato… In questo prato, nel settembre di sessant’anni fa, veniva a infrattarsi un giovane maestro di scuola, figlio di una friulana e di un romagnolo, domiciliato a Casarsa, poeta quasi laureato e militante comunista. Non è solo, ma in compagnia di quattro ragazzi, uno di 15 anni, gli altri di 16. Li ha incontrati a una festa che si svolge vicino alla chiesetta, dove hanno montato una piattaforma di legno e si balla. Pier Paolo Pasolini - è il nome del maestro - le frequenta con assiduità; ha anche vinto una gara, danzando con una ragazza di San Giovanni, un paese del circondario. Le feste sull’aia, le sagre, le ricorrenze religiose, scatenano un’allegria che il prefetto di Udine definisce perniciosa. C’è molta voglia di divertirsi e odore di sesso nell’aria. Pier Paolo ne è inebriato, anche se i suoi gusti non s’orientano, come per gli altri, verso l’altro sesso…

[…] Sul suo conto circola anche una voce: gli piacciono i ragazzini. Giuseppe Zengarli di 15 anni e i suoi tre amici, Pietro, Renato e Ottorino Sovran, cugini tra loro, lo hanno già incontrato. E con ogni probabilità sanno cosa vuole. Pier Paolo offre dei dolci e propone a Giuseppe di andare nel prato lì vicino. Percorrono oltre un centinaio di metri e, all’altezza della casa dei Centis, oggi ristrutturata per essere abitazione di una giovane coppia con bimbo, vanno tra l’erba, vicino agli arbusti d’acacie. Lì bacia Pietro sulla bocca; gli palpa il sedere e il membro sotto la stoffa dei calzoni. Quindi estrae il pene e si fa masturbare. Non raggiunge l’orgasmo: vuole che un altro ragazzo, Giuseppe, lo aiuti a eiaculare. Bacia anche Ottorino sulla bocca, mentre gli altri stanno a guardare. Alla fine dà loro 100 lire e se ne torna alla festa.
[…] Ma la vicenda del prato di Ramuscello non è senza conseguenze … I ragazzi litigano e s’accusano l’un l’altro di «aver menato l’uccello a vicenda al Pasolini». La voce arriva ai carabinieri della Stazione di Cordovado che svolgono un’indagine. Il primo rapporto reca la data del 15 ottobre 1949. Due militi interrogano i ragazzi; poi chiamano in caserma Pasolini stesso, il 17 ottobre, che ammette «di aver commesso gli atti immorali a danno dei minori», e subito aggiunge «che quella sera ha voluto tentare una esperienza erotica di carattere e origine letteraria»…
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* A questo post va collegato quello sull'Italia berlus-klona, quello su Dino Boffo 'santo subito', quello sulla sinistra "col burqa", quello sulle stranezze dei presunti omofobi.
Tutte queste scoreggine (e altre ancora), sono sul blog N.tuttoL'ANNO, sul blog N.ogniDI', e infine sul blog F.& FASTIDI.

domenica 20 settembre 2009

Silvio, generoso sciupafemmine

Dietro alle donne stuprate, alle donne accoltellate, e alle donne ricattate, ci sta la “famiglia tradizionale”. Ovvero: quel sistema patriarcale che sfrutta il sesso per garantirsi il potere.

Nel regno di Berluskolandia, per sottomettere le donne, non è necessario tagliare loro la gola (siamo pur sempre cristiani, una cultura superiore!). E per zittire quelle che Silvio chiama le “belle figliole” è sufficiente coprirle di regali. Comprando così il loro silenzio, e trasformandole in nostre complici.


Se poi si sognassero di ribellarsi a tutto questo, sarà un gioco da bambini sputtanarle rivelando (come direbbe Feltri), che sono delle “veline ingrate”.

E se tutto questo è successo a Veronica Lario (che è la moglie dell’Imperatore), capiterà a maggior ragione alle varie damigelle e cortigiane .

... Questi meccanismi arcaici e crudeli sono stati egregiamente descritti dalla escort Patrizia D’Addario. E si ritrovano anche nelle interviste alla ‘teste omega’ Stefania Ariosto (qui sotto).

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Dall’intervista a Stefania Ariosto
(di Jolanda Bufalini, per “L’Unità”)

Un sorriso si insinua fra le parole, quando Stefania Ariosto guarda indietro ai segni premonitori: «In quei pranzi io ero l’unica un po’ ribelle. Mi definivano pericolosa. E poi stranamente, davvero lo sono diventata… Io non sono mai stata Berlusconiana, ero un po’ critica ma solo con il mio compagno. Per il resto stavo zitta…».

Lei ha frequentato per anni quel mondo, che ricordi ha? «Era un ambiente rigorosamente familiare. Alle donne non era consentito argomentare di alcunché. D’altra parte loro parlavano di affari, di cause, di Mondadori... Che avremmo potuto dire noi? Veronica, donna adorabile, era mitissima. Non parlava mai, zitta, muta.
[…] Andai anche a villa Certosa, in posizione bellissima ma mi sembrò una casa troppo grande. Erano cene noiose, bisognava aspettare che Berlusconi si alzasse per fare il giro del lungo tavolo con i doni che sceglieva personalmente. Ho avuto un filo di perle, una spilla. Ma io portavo sempre un dono a Veronica. Non accettavo quell’elargizione che aveva il sapore di una sottomissione senza ricambiare.
[…] Sono convinta che Berlusconi sia stato più generoso di quel che è apparso. Perché lui è generoso ma è una forma di potere».

Cosa fa ora, a Como? «Ho preso una seconda laurea in legge, cerco di fare l’avvocato. Ma, per una che ha denunciato un giudice non è una cosa facile».
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A questo post va collegato quello su Dino Boffo 'santo subito', quello su Berluska torero di cartapesta, quello sull'allarme omofobia, quello sull'effetto emulazione.
Inoltre: quello sul 'metodo Svastichella', quello sul
'Va Pensiero' di Bossi
, e quello sull'ora di religione.
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domenica 13 settembre 2009

Silvio, il matador bugiardo

Silvio Berluska continua a menarcela su tutto, e su tutto racconta solo frottole.
Dice di essere meglio di Superman, e adesso precisa di essere anche un valoroso torero.

Sì, va bene, olééé!
... Ma le bugie, caro il nostro premier-matador, hanno le gambe corte. Perfino più corte delle tue.

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Dall’articolo “Escort e festini”

(di Giuseppe D’Avanzo, per “Repubblica”)

… Più che rispondere, Silvio Berlusconi sfoggia - non è una novità, è la magia che gli riesce meglio - una sapienza stupefacente nell'uso della menzogna che manovra in ogni direzione. Ora nasconde la verità, ora la inventa di sana pianta, ora la nega contro ogni evidenza, ora la deforma secondo convenienza. […]
L'Egoarca non risponde alle domande di Repubblica. Ne dimentica alcune. Due soprattutto suggerite dall'allarme della donna che lo conosce meglio, la moglie.
Veronica Lario dice che Berlusconi «frequenta minorenni», e che «non sta bene». Il capo del governo si tiene lontano da terreni che devono apparirgli minati. È stato documentato che ha frequentato due minorenni (Noemi e Roberta), invitate a Villa Certosa senza i genitori, nei giorni di Capodanno 2009. […]
Berlusconi nega che nelle sue residenze ci siano "feste e festini". Dice che, come leader del suo partito, fa «una serie di incontri con i rappresentanti e le rappresentanti di organizzazioni politiche, come i circoli "Meno male che Silvio c'è"». È una bugia. Da quel che è stato documentato dall'indagine di Bari, dalle testimonianze di Tarantini e di alcune "ospiti" retribuite, gli appuntamenti notturni del premier non prevedono né discussione politiche (si parla soltanto dei successi dell'Egoarca, se ne ammirano gli interventi in giro per il mondo, si ride della sue barzellette) né la partecipazione di comitati di fans. Un cerchio stretto di ruffiani e ruffiane invita a Palazzo o in Villa ragazze ambiziose o professioniste del sesso che accettano di passare la notte con il presidente [...]
Dice l'Egoarca: «Non è vero che ho candidato ‘veline’. Abbiamo fatto un corso per giovani laureate che volevano diventare assistenti di eurodeputati e ne abbiamo individuate tre con grandi capacità».
È una menzogna. Il "corso" è stato organizzato per preparare candidati e candidate al Parlamento di Strasburgo, come hanno confermato nel tempo i ministri che vi hanno preso parte come docenti. È stato un corso di formazione dove la presenza di "veline" era così appariscente da essere raccontata con molti particolari dai giornali (ohibò!) della destra.
Il primo quotidiano che dà conto della candidatura di una "velina" alle elezioni europee è il Giornale della famiglia Berlusconi.
... I nomi della candidate che si leggono nella cronaca di Libero sono: Angela Sozio, Elisa Alloro, Emanuela Romano, Rachele Restivo, Eleonora Gaggioli, Camilla Ferranti, Barbara Matera, Ginevra Crescenzi, Antonia Ruggiero, Lara Comi, Adriana Verdirosi, Cristina Ravot, Giovanna Del Giudice, Chiara Sgarbossa, Silvia Travaini, Assunta Petron, Letizia Cioffi, Albertina Carraro. Eleonora e Imma De Vivo e "una misteriosa signorina" lituana, Giada Martirosianaite.
Sono questi nomi, questi metodi a sollevare le critiche della fondazione "Farefuturo", presieduta da Gianfranco Fini.
La politologa Silvia Ventura avverte che «il 'velinismo' non serve: assistiamo a una dirigenza di partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno molto da fare. Le donne non sono gingilli da utilizzare come specchietti per le allodole».
«Ciarpame senza pudore», aggiunge Veronica Lario [...].

Dice l'Egoarca: «[Con Patrizia D'Addario] mi sono comportato come si deve comportare secondo me ogni padrone di casa». Quel che si sa del primo incontro di Berlusconi smentisce la correttezza di un padrone di casa consapevole di avere accanto una prostituta. «Che Patrizia fosse una escort, quella sera, lo sapevano tutti», dice Barbara Montereale, anche lei ingaggiata dal ruffiano del presidente, Gianpaolo Tarantini.
C'è una traccia della consapevolezza del presidente. L'Egoarca "stropiccia" subito Patrizia D'Addario seduta accanto a lui sul divano, dinanzi agli uomini della sua scorta. Nel primo incontro, le propone di visitare la camera da letto in compagnia di altre due ragazze. La sollecita a entrare nel "lettone di Putin". La D'Addario rifiuta [...].

Dice l'Egoarca: «Nella patria di Casanova e dei playboy, la gioia più bella è la conquista. Se tu paghi che gioia ci potrebbe essere?». È una menzogna. Come Barbara Montereale, la D'Addario è stata ricompensata con una candidatura politica… Quando si alleggeriranno le pressioni corruttive e le intimidazioni sulle ragazze, anche straniere, ospiti di Villa Certosa (e immortalate dalle immagini di Salvatore Zappadu) si potrà forse riferire quello che alcune testimoni hanno raccontato: e cioè come Berlusconi distribuisse egli stesso alle falene le buste con il denaro. [...]
Dice Berlusconi: «Un imprenditore di Bari, Tarantino o Tarantini, era venuto ad alcune cene facendosi accompagnare da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti». È stupefacente che il capo del governo finga di non ricordare il nome del suo ruffiano e banalizzi ora un'intensa amicizia. Le intercettazioni delle loro conversazioni - e soprattutto la loro frequenza - contraddicono le sue parole. Tarantini e Berlusconi si sentivano anche dieci volte al giorno e nei brogliacci della procura della Repubblica ci sono decine e decine di telefonate [...].
Dice Berlusconi: «Io sono stato vittima di un attacco di una persona [la D'Addario] che ha voluto creare artatamente uno scandalo». […] E' falso che la D'Addario lo abbia ricattato (ha solo risposto a un pubblico ministero che la interrogava offrendo documenti sonori che da sempre maniacalmente raccoglie in ogni occasione). È vero che Berlusconi sia ricattabile [...].
Dice Berlusconi: «Credo di essere di gran lunga il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni». Bè, questa è davvero la menzogna più grossa”.
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A questo post va collegato quello su Dino Boffo 'santo subito', quello su Berluska torero di cartapesta, quello sull'allarme omofobia, quello sull'effetto emulazione.
Inoltre: quello sul 'metodo Svastichella', quello sul
'Va Pensiero' di Bossi
, e quello sull'ora di religione.
Tutte queste scoreggine (e altre ancora), sono su N.tuttoL'ANNO, su N.ogniDI', e su F.& FASTIDI.

mercoledì 9 settembre 2009

Omofobia e/o omo-bufala

PICCOLO DUBBIO: E SE IL COSIDETTO “ALLARME OMOFOBIA” FOSSE LA ENNESIMA BUFALA CHE CI RIFILANO I GIORNALI?
... UN QUOTIDIANO HA MESSO IN FILA I FATTI, E HA PROVATO A RIMETTERE IN DISCUSSIONE UNA CERTA LITURGIA (QUELLA TIRITERA PIAGNONA ED IPOCRITA CHE RISCHIA DI RISVEGLIARE I PAZZI E I CRIMINALI, ANCHE PER COLPA DEL COSIDETTO “EFFETTO EMULAZIONE”).


Dall’articolo “Gay nel mirino: tutta una bufala…”
(di Alfredo Vaccarella, per Il Tempo.it)


Ci sono aggressioni e aggressioni. Ci sono i pazzi armati di coltello come Svastichella, con quel soprannome che è tutto un programma; e ci sono i ragazzotti deficienti che sparano un paio di petardi - a Roma li chiamano "fischioni" - per fare un po' di casino in mezzo alla strada.
Ci sono i fatti nudi e crudi; e c'è il modo di raccontarli, interpretarli, enfatizzarli. È l'allarme omofobia, i gay nel mirino, l'ennesima sfaccettatura dell'emergenza sicurezza che turba mass media, ministri, intellettuali di destra e di sinistra.
Proviamo a raccontare i fatti, allora, giusto per capire se tante volte con le interpretazioni non si esagera un po'. Magari col rischio, questo sì assai concreto, di aizzare con il clamore dei titoloni il pazzo vero, quello pericoloso, che per spirito d'emulazione comincia a dar la caccia agli omosessuali. Tutto comincia a Roma, all'Eur, dove la settimana scorsa una coppia omosessuale è stata aggredita a colpi di coltello e bottigliate da più delinquenti, fra i quali appunto Svastichella; in prognosi riservata è finito un ragazzo di 31 anni, tuttora in ospedale. Vero, autentico caso di omofobia, questo.
Di lì in poi, praticamente ogni notizia riguardante gli omosessuali è stata per così dire colorata, arricchita. Ad esempio a Rimini, dove una coppia di gay è stata malmenata da un vicino di casa. Strepito, clamore, indignazione, salvo scoprire due giorni dopo dalle parole di altri condomini che tutto era nato da un banale litigio per il posto auto. E siamo di nuovo nella Capitale, in via di san Giovanni in Laterano, da qualche anno “gay street”, la strada della movida omosessuale romana. Narrano le cronache del giorno dopo di un raid nazista ai limiti dell'attentato. I testimoni riferiscono di quattro giovani in sella a due scooter, chiaramente naziskin per via delle teste rasate, che lanciano due bombe carta contro un locale frequentato da clientela lesbo all'angolo con via Ostilia. […] L'indignazione per il raid fascista è ancora grande, la preoccupazione forte. Ma per fortuna nella strada ci sono diverse telecamere, e i carabinieri della compagnia Piazza Dante, che indagano sulla vicenda, hanno potuto visionare i filmati, ora al vaglio della procura, incrociando le immagini con le testimonianze di diverse persone. Ore 23 e 36 minuti e 37 secondi: in questo momento preciso due, non quattro, due giovinastri di poche speranze si acquattano a una trentina di metri dal locale e accendono due cosiddetti “fischioni”. Il primo compie una traiettoria di quindici metri e malamente si spegne sull'asfalto, pur con un bel botto; il secondo manca totalmente il bersaglio, finisce in mezzo ad alcuni motorini e danneggia il parabrezza di uno scooter. Non c'è per fortuna nessun ferito – e si era detto invece che un ragazzo era stato colpito da una scheggia a un occhio – e non c'è nemmeno la pistola. Già, perché un gruppo di astanti si lancia all'inseguimento dei due, i quali saggiamente si allontanano a passo svelto in direzione dei Fori Imperiali. Un paio di signori che li incrociano li apostrofano alla romana – «Ahò, che state a fa'?» – e loro però, lungi dal rivendicare l'attentato o minacciare a mano armata, negano tutto: «Ma de che? Non c'entramo niente». Un po' pochino insomma come raid nazista. Altro giro altra corsa, e siamo all'episodio del cantante omosessuale Emilio Rez, aggredito, picchiato, insultato perché gay nella zona di San Giovanni. Così almeno raccontano le cronache. Ma anche qui le versioni discordano: il cantante ribadisce di essere stato malmenato e offeso, aggiungendo che «nessuno dei presenti mi ha difeso»; agli atti della polizia risulta solo la denuncia di una tentata rapina. Difficile capire insomma dove i cronisti esagerano per il gusto di «caricare» la notizia, e dove invece sono i protagonisti della cronaca a fuorviare i cronisti con racconti, come dire, un po' sopra le righe. Certo è che in un periodo come questo, in cui da un lato l'omofobia riempie i giornali, dall'altro circolano dossier sui gusti sessuali dei direttori di giornali, il tema omosessualità è tema che scotta. Non è un caso allora che, saggiamente, certe notizie vengano maneggiate con le pinze dalle istituzioni preposte. Ad esempio la storia di un ferimento avvenuto l'altra notte, sempre a Roma, in via Cipriano Facchinetti, dalle parti della Tiburtina. Qui un giovane di 23 anni, per “futili motivi”, a usare il freddo linguaggio delle questure, ha assalito un amico con un cacciavite ed è stato arrestato per tentato omicidio. Nessuno stavolta si è azzardato a dire che i due amici erano fidanzati. E che i futili motivi erano affari di cuore.