sabato 2 aprile 2011

La Fiat non paga mai dazio

Loris Campetti ha spiegato che la Fiat “se ne va dall’Italia senza neanche pagare la luce”
... Non solo: questa azienda (che da Mussolini in poi si è sempre inciuciata con tutti i potenti), prima di andare a pascolare altrove (dove può sfruttare altri governi e altri poveracci), si porta via pure le lampadine.

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Dall’articolo “La dottrina di Marchionne”
(di Loris Campetti, per “Il Manifesto”)

[…] Per chiudere in bellezza 112 anni di storia patria, la coppia Marchionne-Elkann ha comunicato che distribuirà agli azionisti per lo meno 100 (cento) milioni di dividendi nel 2011 con cui potranno festeggiare l'orizzonte a stelle e strisce. E' il corrispettivo degli stipendi annuali di 8-9 mila tute blu in cassa integrazione. Perché stupirsi, se è vero che Marchionne guadagna come 1.037 suoi operai?
Adesso il manager più famoso del mondo ha detto che se faranno come vuole lui, comprese 120 ore di straordinario e rinunceranno a far pipì, anche gli operai italiani, almeno quelli di cui l'azienda avrà bisogno, guadagneranno un po' di più. Del resto, le ore di straordinario di Marchionne non si contano, neanche gliele pagano. C'è qualcosa di immorale in questa storia, ma solo la Fiom pare scandalizzarsi. Dovrebbe pensarci il sindaco uscente di Torino Sergio Chiamparino, ogni volta che va a giocare a scopone con il suo amico, l'altro Sergio […].
… E’ conclusa la storia della Fiat che abbiamo conosciuto dal 1899. Ora di Fiat ce ne sono due, una che fa (o non fa) auto e un'altra che fa camion e trattori. In sostanza, la Fiat auto non c'è più, c'è la Chrysler, salvata dalle pensioni degli operai americani, che Marchionne continua a scalare. E gli stabilimenti italiani che supereranno la cura Marchionne somiglieranno sempre più alle machiladoras messicane, fabbriche cacciavite senza libertà. Del resto, che te ne fai dell'Italia? Nel cuore degli Agnelli, non solo di Marchionne, c'è sempre stata l'America. L'ha ricordato ieri il presidente John Elkann narrando agli azionisti che il suo trisnonno senatore - quello che inaugurò Mirafiori insieme a Benito Mussolini, ma questo John non l'ha detto - già nel 1906 sbarcò a Detroit per fare affari con i fabbricanti locali di automobili. In Italia, invece, viveva con le commesse militari del governo Giolitti e costruiva autoblindo per la prima guerra di Libia.
 


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