domenica 21 marzo 2010

A MIGLIOR VITA

Che ne è stato del vecchio mitico nord-est?
Dove sarà finita questa terra dei miracoli, dove i leghisti avevano promesso mari, monti, e secessione?
Come mai, adesso, tanti imprenditori del nord-est preferiscono staccare la spina buttandosi dal ponte?

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* Anni e anni a predicare contro la Roma ladrona. Anni di ciàcole su bandierine, dialetti, presepi, e quant’altro (cosa non si fa pur di non lavorare!). E adesso, dopo tanti anni di baldoria (soprattutto quella), il carroccio è finito giù a Roma. A far da chierichetto a Sua Prescrizione, che fino a ieri accusavano di essere un mafioso.
... E a trovare una sistemazione per gli amici degli amici (soprattutto a trovare qualche passatempo per il figlio del senatùr: tale Renzo detto “la trota”).

* Per la rubrica “Nanerottoli”, Tony Jop (sul quotidiano L’Unità), ha voluto sottolineare che il Veneto sta conoscendo un nuovo fenomeno: quello degli imprenditori che decidono di passare a miglior vita (per la serie che i leghisti dovevano dare il federalismo e tutte le altre ciance con cui si son riempiti la bocca, e invece quelli sono ancora lì a ruffianarsi il popolino).
… Proprio così: i leghisti sono ancora lì ad ingraziarsi l'elettorato. Magari attraverso le poetiche interviste di Luca Zaia, il leghista dal volto umano che decanta l’eccellenza del baccalà alla vicentina, e la nobiltà del radicchio trevisano (e che promette di imporre per Statuto, a tutto il suo popolo veneto, le cosiddette “radici cristiane”: alleluia!).

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Dall’articolo “Imprenditori”
(di Tony Jop, per “L’Unità”
)

Chi non conosce il Veneto può fare fatica a capire perché tra i piccoli imprenditori si sia accesa una catena di (13) suicidi appesi alla crisi economica e produttiva.Non sono depressi, è gente che lavora e che si è inventata uno spazio, quasi sempre minimo, al chiuso di un capannone e con il contributo di un numero di dipendenti che sta tra le dita di una mano. Ci provano, con coraggio e niente appoggi e questo si vede, purtroppo, dalla natura degli intoppi che li avvicinano alla disperazione.Servirebbero linee di credito adeguate alla natura della crisi e alla qualità dell’impegno. Ma sarebbe meglio essere figli di Umberto Bossi e, invece di lavorare, andare in giro a dire che gli immigrati devono starsene a casa loro per fare spazio ai lumbàrd.Se quegli imprenditori fossero stati figli del boss della Lega a quest’ora sarebbero ancora vivi, non avrebbero problemi economici e attenderebbero un posto sicuro nel consiglio regionale lombardo. Non basta essere del Nord padano, bisogna chiamarsi Bossi.
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* Altri post come questo sono sul blog N.tuttoL'ANNO, sul blog N.ogniDI', sul blog F.&FASTIDI.

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