Le ultime parole famose: quelle di Veronica, che potrebbero travolgere il Berluska (dice con soddisfazione Curzio Maltese). Ma anche quelle di Massimo Gramellini, che invece si mostra pessimista (teme che il “Presidente pop” possa diventare ancora più simpatico!).
Prudenti e discrete sono le parole del quotidiano dei vescovi (dove si fa notare che Silvio sarà anche “esteticamente corretto”, ma il governo di un Paese non è ancora il Bagaglino: alèèè!).
… Infine: ecco le sagge parole di Bossi (a spiegare che non bisogna far soffrire la moglie). E quelle, davvero perfide, di Silvia Balestra (che così conclude: “Il gioco si fa duro, abbiamo pagato -carissimo- il biglietto, e ora vogliamo lo spettacolo!”).
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Da una dichiarazione di Umberto Bossi
(sul terremoto in casa Berluskoni)
«Secondo me bisogna stare attenti quando ci sono dei figli, quando c'è una moglie, a non farla star male… Io non ho le veline, se avessi una velina non potrei più tornare a casa. Ho tanti figli maschi e sono tutti dalla parte della madre».
Da “Politica e discrimine etico”
(di Rossana Sisti, per l’Avvenire)
(…) Il presidente esuberante, il presidente esteticamente corretto, allergico alla bruttezza e con un debole dichiarato per la gioventù delle attrici in fiore, pur avendo scelto la guasconeria come arte del consenso ora scopre di colpo il basso profilo e la privacy. E grida al complotto.
È chiaro che a nessuno è lecito usare i disastri altrui come arma politica… Pubblicamente, allora, qualche appunto va preso: ciò che farebbe ridere in una puntata del Bagaglino non può non preoccupare i cittadini che di tanto «ciarpame» alla fin fine farebbero volentieri a meno.
… Sappiamo che un uomo di governo va giudicato per ciò che realizza, per i suoi programmi e la qualità delle leggi che contribuisce a varare. Ma la stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti. Non possono esserlo.
Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio – il meno deforme – all’anima del Paese.
Da “Va in onda lo statista pop”
(di Massimo Gramellini, per La Stampa)
(…) Ormai siamo berlusconizzati a tutto. Perciò, quando lo abbiamo visto affacciarsi alla Nazione dai divani di «Porta a porta» per parlare di un fatto privato come il suo divorzio, sapevamo già che nulla avrebbe potuto stupirci.
In tv Berlusconi si è dipinto per l'italiano medio che è. Un padre troppo impegnato sul lavoro, ma che non si è mai dimenticato delle feste di compleanno dei figli, anzi, le ha «sostenute finanziariamente».
… Berlusconi riesce a parlare del terremoto, della moglie e del Milan allo stesso modo, nella stessa sera e a volte nella stessa frase, come se tutto fosse la stessa cosa, perché per lui lo è. Come lo è per milioni di italiani che anche quando non lo amano, lo capiscono, dal momento che Berlusconi, tranne che per il reddito, è identico a loro.
Gli stranieri, basta vedere la Cnn, non riescono a comprendere la nostra mancanza di indignazione. Ma uno può indignarsi dello specchio? Questo è il Paese dove un qualsiasi piccolo imprenditore conclude un affare di miliardi con una mail e intanto scambia via sms una barzelletta sconcia con un amico, mentre al telefono ordina un mazzo di fiori per il compleanno dell'amante.
Alto e basso, serietà e cazzeggio, cinismo e lacrima. In contemporanea. Questa è la bassa grandezza d'Italia e chi la vorrebbe diversa rischia di ritrovarsi all'opposizione di se stesso.
Da alcune dichiarazioni di Veronica Lario
(poi sfociate nella decisione di chiedere il divorzio)
« …Che ci siano belle donne anche nella politica non è un merito né un demerito. Ma quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti.
… Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere.
… Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire... ».
Da “Se la regina grida…”
(di Curzio Maltese, per Repubblica)
(…) Se a gridare "Il re è nudo!" stavolta è la regina, la notizia fa il giro del mondo…
La sesta o settima potenza industriale sembra felice di essere rappresentata da un premier che, essendo il più anziano in carica ai vertici internazionali, in quindici anni non ha mai pronunciato un discorso politico decente e viene ricordato all' estero soltanto per gaffe, scherzi, corna, battutacce da vecchio macho, regali da sceicco, vanterie sessuali, e per aver detto kapò, Kakà, cucù.
… Alla vigilia di un regime conclamato, qualcuno ci ricorda ancora che esiste la dignità. La sua, di donna, moglie, madre. La nostra di cittadini. Non si tratta dunque di un affare privato, ma di una questione politica.
… Se a gridare "il re è nudo!" è la regina, forse il regno non durerà a lungo.
Da “Il vizietto di PapiSilvio”
(di Silvia Balestra, per l’Unità)
(…) Ricco nella vita e quindi bravo per forza a guidare un paese. Bravo con il Milan e quindi vincente per forza. Lumacone con le ragazze e dunque supergiovane a oltranza anche se va verso gli “ento”. Coi capelli, senza capelli, con bandana, senza bandana, con terremoto, senza terremoto. Tutto, ma proprio tutto, è stato al servizio del potere.
… Che non si azzardi, papi Silvio, ad appellarsi alla privacy! Non può per il semplice motivo che la privacy per lui è solo un consiglio per gli acquisti, e quello che c’era da acquistare era lui: Silvio primo, il magnifico.
Bene. Ora siamo tutt’occhi e tutt’orecchie. Anche i ciechi e i sordi capiranno finalmente cosa vuol dire controllare i media. Lo capiranno quando vedranno dispiegarsi in tutta la sua potenza il linciaggio mediatico dell’ex consorte, ora nemica in tribunale.
Lui ha già cominciato, chiamandola “la signora”, alcuni zelanti direttori hanno già ubbidito, chiamandola “velina ingrata”. Ora il gioco si fa duro. Abbiamo pagato (carissimo) il biglietto, e ora vogliamo lo spettacolo. Buona visione.
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A questo post è collegato quello sul terremoto in casa Berluskoni., e quello sugli italiani che amano (e votano) per le simpatiche canaglie.
Altre scoreggette come questa sono su NATALEtuttoL'ANNO, poi su NATALE OGNI DI’, e infine su FASTI & FASTIDI.
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