sabato 30 aprile 2011

SILVIO & KAROL

Ecco spiegate, finalmente, le sette vite di Berluska. Ecco perché fin qui il piduista è resistito a tutti gli scandali. 
(E' stato il piduista stesso a spiegarcelo, durante una intervista al Tg2).


Ebbene, incredibile ma vero: in tutti questi anni il nostro amato Premier ha potuto godere della speciale protezione che gli è stata assicurata a suo tempo da papa Wojtyla. Dal beato Karol.
... Proprio così, almeno a voler davvero credere a questo gran kazzaro. E tutto questo sarebbe avvenuto su richiesta della mamma di Berluska, che aveva potuto incontrare il papa polacco e in quell'occasione aveva pregato il pontefice di "assistere" il suo figlioletto.

Ma non sarà questo, per carità, un motivo per dubitare della santità di Wojtyla. Perché, insomma, che il papa polacco non fosse  degno di salire sugli altari lo si sapeva già da prima. A prescindere dagli inciuci con zio Silvio e la sua ridicola mammina.
... Ma certo, e che cavolo, ma si può davvero far salire sugli altari un polacco cocciuto che (dopo aver cacciato schiere di teologi), con la stessa sfacciataggine ha sorriso accanto al boia Pinochet, e ha sempre protetto il prete pedofilo (e puttaniero) padre Maciel?


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giovedì 14 aprile 2011

LEZIONE DI STILE

Berlusconi vorrebbe dar lezioni di stile a tutti. E vorrebbe farci credere che le sue festicciole sono sempre state molto corrette ed eleganti.
... Come no, e infatti il quotidiano "La Repubblica" ha pubblicato le testimonianze di due ragazze (Ambra e Chiara), che hanno partecipato ad uno di questi raffinati ed eleganti bunga-bunga. Rimanendone, dicono loro, scioccate.



  Ecco il racconto di Chiara, che descrive le eleganti serate chez Silviuccio caro: «Dopo l´ennesima barzelletta oscena, Berlusconi fa portare una statuetta. É uno specie di guscio. Dal guscio esce un omino con un pene grosso. La statuetta ha dimensioni di una bottiglietta d´acqua da mezzo litro. Il pene è visibilmente sproporzionato. Berlusconi fa girare la statuetta tra le ragazze. E chiede loro di baciarne il pene. Le ragazze cominciano a far girare la statuetta. Ne baciano il pene e simulano un rapporto orale. O se lo avvicinano ai seni scoperti. Tutti ridono...».

  Ai bunga-bunga chez Silvio partecipava spesso Emilio Fede. Il direttore di Rete4 c'era anche alla cena con Ambra e Chiara. E pare di capire che Fede e Berlusconi avevano già stabilito che una spettava al primo, mentre l'altra sarebbe toccata al secondo (l'Emilio a Silvio: "Tu mangia nel piatto tuo che io mangio nel mio").
... Ecco come ha commentato tutto questo (su "L'Unità"), Lidia Ravera:
«La scena si anima di una luce fatalmente obbiettiva. Materiale. Si vedono tette e piatti, sederi e forchette, arredamenti. Si sentono risate e canzoni, cicaleccio, sguaiataggini. E quella frase, "Tu mangia nel piatto tuo che io mangio nel mio", pronunciata da Emilio Fede, sintetizza sapientemente il clima, la cultura di riferimento, la povertà sensuale e mentale. Ambra e Chiara non sono, per l’inclito direttore del TG4, due persone appena sgusciate fuori dall’infanzia, da rispettare, nutrire e, eventualmente, educare. Sono spezzatino di vitella, polpettine odorose, culatelli da affettare . Sentendosi pietanze e non commensali, le due se ne sono andate. Prima buona notizia. La seconda sarebbero le dimissioni del cannibale».

sabato 2 aprile 2011

La Fiat non paga mai dazio

Loris Campetti ha spiegato che la Fiat “se ne va dall’Italia senza neanche pagare la luce”
... Non solo: questa azienda (che da Mussolini in poi si è sempre inciuciata con tutti i potenti), prima di andare a pascolare altrove (dove può sfruttare altri governi e altri poveracci), si porta via pure le lampadine.

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Dall’articolo “La dottrina di Marchionne”
(di Loris Campetti, per “Il Manifesto”)

[…] Per chiudere in bellezza 112 anni di storia patria, la coppia Marchionne-Elkann ha comunicato che distribuirà agli azionisti per lo meno 100 (cento) milioni di dividendi nel 2011 con cui potranno festeggiare l'orizzonte a stelle e strisce. E' il corrispettivo degli stipendi annuali di 8-9 mila tute blu in cassa integrazione. Perché stupirsi, se è vero che Marchionne guadagna come 1.037 suoi operai?
Adesso il manager più famoso del mondo ha detto che se faranno come vuole lui, comprese 120 ore di straordinario e rinunceranno a far pipì, anche gli operai italiani, almeno quelli di cui l'azienda avrà bisogno, guadagneranno un po' di più. Del resto, le ore di straordinario di Marchionne non si contano, neanche gliele pagano. C'è qualcosa di immorale in questa storia, ma solo la Fiom pare scandalizzarsi. Dovrebbe pensarci il sindaco uscente di Torino Sergio Chiamparino, ogni volta che va a giocare a scopone con il suo amico, l'altro Sergio […].
… E’ conclusa la storia della Fiat che abbiamo conosciuto dal 1899. Ora di Fiat ce ne sono due, una che fa (o non fa) auto e un'altra che fa camion e trattori. In sostanza, la Fiat auto non c'è più, c'è la Chrysler, salvata dalle pensioni degli operai americani, che Marchionne continua a scalare. E gli stabilimenti italiani che supereranno la cura Marchionne somiglieranno sempre più alle machiladoras messicane, fabbriche cacciavite senza libertà. Del resto, che te ne fai dell'Italia? Nel cuore degli Agnelli, non solo di Marchionne, c'è sempre stata l'America. L'ha ricordato ieri il presidente John Elkann narrando agli azionisti che il suo trisnonno senatore - quello che inaugurò Mirafiori insieme a Benito Mussolini, ma questo John non l'ha detto - già nel 1906 sbarcò a Detroit per fare affari con i fabbricanti locali di automobili. In Italia, invece, viveva con le commesse militari del governo Giolitti e costruiva autoblindo per la prima guerra di Libia.
 


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