domenica 28 marzo 2010

I SEGRETI DEL VATICANO

Ratzinger sapeva, e nascondeva tutto sotto il tappeto (anche attraverso la “Epistola de delictis gravioribus”).
Adesso, la Chiesa cattolica deve cominciare a dire le cose come stanno. Soprattutto c’è bisogno di democrazia, perché al centro non ci deve più stare la gerarchia, ma il “Popolo di Dio”.

(… A parlare così è stato Enzo Mazzi, sul quotidiano “Il Manifesto”. Si riferiva a quello che ha definito “stillicidio di scandali riguardanti la pedofilia del clero, che dilaga senza sosta e coinvolge con un crescendo impressionante gli stessi massimi vertici vaticani”).


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Dall’articolo “Il segreto di Ratzinger”
(di Enzo Mazzi, per “Il Manifesto”)

[...] È di ieri la notizia rivelata dal New York Times che lo stesso Benedetto XVI, quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e il cardinal Bertone, occultarono gli abusi di un prete americano, il reverendo Lawrence C. Murphy, sospettato di aver violentato circa 200 bambini sordi di una scuola del Wisconsin dove aveva lavorato dal 1950 al 1974 […].
… Molti ormai fanno riferimento alla «Epistola de delictis gravioribus» (Lettera sui delitti più gravi) inviata il 18 maggio 2001 a tutti i vescovi della terra con cui il cardinale Ratzinger blindava gli abusi sessuali del clero imponendo il «secretum pontificium» (segreto papale) e vincolando così al centro vaticano la competenza di tutti i reati sessuali ad opera dei religiosi di ogni parte del mondo [...].
La lettera di Benedetto XVI alla Chiesa irlandese invita a denunciare i casi di pedofilia ma non dice una parola su questa secretazione. Non ne parla perché dovrebbe ammettere di essere lui stesso corresponsabile della copertura degli abusi [...].
È inutile che padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana si affanni a dichiarare che «le norme della Chiesa non hanno mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie». I fatti stanno lì a dimostrare il contrario...

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domenica 21 marzo 2010

A MIGLIOR VITA

Che ne è stato del vecchio mitico nord-est?
Dove sarà finita questa terra dei miracoli, dove i leghisti avevano promesso mari, monti, e secessione?
Come mai, adesso, tanti imprenditori del nord-est preferiscono staccare la spina buttandosi dal ponte?

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* Anni e anni a predicare contro la Roma ladrona. Anni di ciàcole su bandierine, dialetti, presepi, e quant’altro (cosa non si fa pur di non lavorare!). E adesso, dopo tanti anni di baldoria (soprattutto quella), il carroccio è finito giù a Roma. A far da chierichetto a Sua Prescrizione, che fino a ieri accusavano di essere un mafioso.
... E a trovare una sistemazione per gli amici degli amici (soprattutto a trovare qualche passatempo per il figlio del senatùr: tale Renzo detto “la trota”).

* Per la rubrica “Nanerottoli”, Tony Jop (sul quotidiano L’Unità), ha voluto sottolineare che il Veneto sta conoscendo un nuovo fenomeno: quello degli imprenditori che decidono di passare a miglior vita (per la serie che i leghisti dovevano dare il federalismo e tutte le altre ciance con cui si son riempiti la bocca, e invece quelli sono ancora lì a ruffianarsi il popolino).
… Proprio così: i leghisti sono ancora lì ad ingraziarsi l'elettorato. Magari attraverso le poetiche interviste di Luca Zaia, il leghista dal volto umano che decanta l’eccellenza del baccalà alla vicentina, e la nobiltà del radicchio trevisano (e che promette di imporre per Statuto, a tutto il suo popolo veneto, le cosiddette “radici cristiane”: alleluia!).

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Dall’articolo “Imprenditori”
(di Tony Jop, per “L’Unità”
)

Chi non conosce il Veneto può fare fatica a capire perché tra i piccoli imprenditori si sia accesa una catena di (13) suicidi appesi alla crisi economica e produttiva.Non sono depressi, è gente che lavora e che si è inventata uno spazio, quasi sempre minimo, al chiuso di un capannone e con il contributo di un numero di dipendenti che sta tra le dita di una mano. Ci provano, con coraggio e niente appoggi e questo si vede, purtroppo, dalla natura degli intoppi che li avvicinano alla disperazione.Servirebbero linee di credito adeguate alla natura della crisi e alla qualità dell’impegno. Ma sarebbe meglio essere figli di Umberto Bossi e, invece di lavorare, andare in giro a dire che gli immigrati devono starsene a casa loro per fare spazio ai lumbàrd.Se quegli imprenditori fossero stati figli del boss della Lega a quest’ora sarebbero ancora vivi, non avrebbero problemi economici e attenderebbero un posto sicuro nel consiglio regionale lombardo. Non basta essere del Nord padano, bisogna chiamarsi Bossi.
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sabato 20 marzo 2010

TUTTA COLPA DEL PAPA


CARO PAPA, C'E' POSTA PER TE
(E' IL TUO AMICO-COLLEGA HANS, DICE CHE DOVRESTI BATTERTI IL PETTO, PERCHE' SEI RESPONSABILE DELL'OCCULTAMENTO DI CERTI ODIOSI CRIMINI!).



Il teologo svizzero Hans Kung è noto internazionalmente. Soprattutto per le sue posizioni in campo teologico e morale, spesso critiche verso la dottrina della Chiesa cattolica.
Nel 2005 si era fatto notare scrivendo un articolo durissimo su papa Karol (Wojtyla, il papa che ha fallito, Corriere della sera). E recentemente, sul quotidiano
La Repubblica, ha pensato di prendersela anche con il suo ex amico Ratzinger. Con toni incredibilmente duri.
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Dall’articolo “Ratzinger reciti il mea culpa…”

(di Hans Kung, per “Repubblica”)

«Per otto anni docente di teologia a Regensburg e in stretti rapporti col fratello Georg, maestro della cappella del Duomo (Domkapellmeister), Joseph Ratzinger era perfettamente al corrente della situazione dei Domspatzen, i piccoli cantori di Regensburg. E non si tratta qui dei ceffoni, purtroppo all`ordine del giorno a quei tempi, bensì anche di eventuali reati sessuali [...].
... Perché il Papa continua, contro la verità storica, a definire il 'santo' celibato un 'dono prezioso', ignorando il messaggio biblico che consente espressamente il matrimonio a tutti i titolari di cariche ecclesiastiche? […]
... Per 24 anni Joseph Ratzinger è stato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel cui ambito si prendeva atto dei più gravi reati sessuali commessi dal clero in tutto il mondo, per raccoglierli e trattarli nel più totale segreto ('Secretum pontificium'. Il 18 maggio 2001, con una lettera rivolta a tutti i vescovi sul tema delle "gravi trasgressioni", Joseph Ratzinger aveva confermato per gli abusi il 'segreto pontificio', la cui violazione è punita dalla Chiesa).
Papa per cinque anni, non ha cambiato di una virgola questa prassi infausta.
In nome della verità Joseph Ratzinger, l`uomo che da decenni è il principale responsabile dell`occultamento di questi abusi a livello mondiale, avrebbe dovuto pronunciare a sua volta un "mea culpa"…».

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martedì 16 marzo 2010

EVVIVA NAPOLITANO

I ragazzi che indossano la maglietta con la scritta «Pertini non avrebbe firmato», dovrebbero darsi una calmata.... E magari ripassare la storia, per controllare se è vero che fu proprio Sandro Pertini (sponsor di Bettino Craxi), a firmare il primo decreto ad personam pro Berlusconi (lo va sostenendo Antonio Polito, sul "Riformista").

Da un articolo di Antonio Polito (per “Il riformista”)
“Quando Pertini firmò il primo decreto salva-Silvio”


Era il 20 ottobre del 1984, e Craxì tornò di corsa da Londra per vararlo in gran fretta, dopo che tre pretori di assalto avevano oscurato le tre reti televisive del Cavaliere […].
… Se ricordo queste vicende non è certo per sostenere che Pertini non fosse un buon presidente, o non fosse una personalità di assoluta indipendenza e fiera di esserlo, o non conoscesse e amasse la Costituzione. Anzi, la rispettò anche in quella circostanza.
Lo ricordo perché nel leggere le cronache dell'epoca non mi sono mai imbattuto in una campagna politica o mediatica tesa a ottenere che Pertini non firmasse. Il Capo dello Stato non fu affatto tra i protagonisti politici di quella vicenda politicamente così drammatica e decisiva. E non lo fu perché non lo doveva essere.
Invece, ai tempi nostri, Napolitano è costantemente sotto la pressione di chi pretende che firmi o che non firmi, decreti del governo e anche leggi del parlamento, per ragioni politiche [...].
... Ma bisogna anche domandarsi perché oggi si chieda a Napolitano ciò che neanche lontanamente si sarebbe chiesto ieri a un Pertini. Poiché i poteri del presidente della Repubblica non sono cambiati, né è cambiata l'autorevolezza e l'indipendenza degli uomini chiamati a ricoprire quella magistratura, bisogna dedurne che ciò che è cambiato è tutto il resto.
È cambiato cioè il regime parlamentare, perché i poteri dell'esecutivo combinati con il ricorso costante alla decretazione d'urgenza e al voto di fiducia e con la nomina invece che l'elezione dei parlamentari, lo stanno trasformando sempre più in un presidenzialismo strisciante costruito sulla figura di Berlusconi, cui una parte dell'opposizione non sa contrapporre altro che la pressione su Napolitano perché lui costruisca su se stesso un presidenzialismo altrettanto strisciante ma contrapposto a quello di Berlusconi…