sabato 30 ottobre 2010

La Lega e il "Bunga-Bunga"

Dite a quelli de "La Padania" che l'Italia tutta si sta interrogando su questo tormentone del "Bunga-Bunga".
... A giudicare dal loro giornale si direbbe che non ne sanno niente, che nessuno ha raccontato loro la barzelletta, e che stanno in tutto un altro pianeta.


Si direbbe che i leghisti sono all'oscuro di tutto, almeno a leggere i deliranti tituli della prima pagina di sabato 30 ottobre 2010: "La sinistra coi macellai islamici" ; "Roma 'sfratta' Milano" ; "Anche a New York la Lega mette radici" ; "La violenza non fermi le infrastrutture" ; "Ritorna l'ora solare".
... Neanche una parola sulla minorenne marocchina arrestata e salvata da "papi" Silvio. Neanche una parola su Ruby, la finta nipote di Mubarak che dice di essersi convertita al cattolicesimo, che spiega di voler diventare una cittadina italiana per poi entrare nei Carabinieri, e che minaccia di scrivere un libro in cui parlerà del suo amichetto Silvio Berlusconi (che per lei è "come la Caritas").

Magari ai leghisti non è stato ancora spiegato cosa sia questa storiella del "Bunga-Bunga". Eppure Noemi Letizia, nell'aprile 2009, raccontò a tutta l'Italia questa barzelletta che piace tanto al suo "papi".
... E allora, forse, vale la pena di raccontarla ancora. Sperando che i Bossi-boys la capiscano, perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E non c'è peggior scemo di chi vuol fingere di credere alle panzane del Senatùr (e del suo intimo alleato Silvio).

La barzelletta, dunque. Allora, ci sono due ministri del governo Prodi che vengono mandati in Africa, che poi finiscono su un'isola deserta, e che infine vengono catturati da una tribù di indigeni. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli chiede: “Preferisci morire o lasciarti fare il Bunga-Bunga?”. Quello, ingenuo, sceglie il “Bunga-bunga”, e viene subito violentato di brutto. Viene il turno del secondo prigioniero (più sprovveduto e spaventato del primo), che messo dinnanzi alla scelta risponde: “Preferisco morire!”. E a quel punto il capo tribù: “Ok, prima un po' di Bunga-bunga e poi morire!”.
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domenica 24 ottobre 2010

Le nostre mutande alla Fiat

La Fiat di Marchionne ha presentato i conti del terzo trimestre 2010 (190 milioni di utili netto). E il leader della Cisl Bonanni ha subito esultato: «Sono dati positivi, dovremmo avere un’abbondanza di dati come questi per capire che stiamo uscendo dalla crisi».
... E invece c’è poco da esultare. Perché a rimanere fregati, in questo caso, sono i soliti noti. Ovvero: gli operai, quelli a cui il marpione-Marchionne vuol togliere i diritti, la pausa mensa, la dignità, e magari anche le mutande. Mentre lui si porta a casa una paga 400 volte più pesante di quella dei un suo operaio.

Loris Campetti, sul quotidiano “Il Manifesto”, è stato chiaro: «… Ieri la Fiat ha presentato i conti del terzo trimestre 2010 con un utile netto di 190 milioni. Peccato che nell'auto sia pesantemente caduto il fatturato per il calo delle vendite e la quota Fiat sia scesa sia in Italia che in Europa. Ma allora come riesce a fare soldi Marchionne? Azzerando gli investimenti in Italia per l'anno in corso e per il prossimo, visto che i modelli previsti per il 2011 sono già slittati al 2012; tenendo in cassa integrazione un quarto della forza lavoro del gruppo, e nell'auto molti di più; non pagando il premio di risultato ai dipendenti che corrisponde a un mese di stipendio se rapportato al 2008 e a mezzo stipendio rispetto al 2009. Così si fanno utili, si distribuiscono dividendi agli azionisti e si paga l'amministratore delegato 435 volte più del suo operaio».

domenica 17 ottobre 2010

Primato della coscienza

Allo scienziato britannico Robert Edwards (padre della fecondazione in vitro), è stato assegnato il premio Nobel per la medicina. E Santa Romana Chiesa ha subito colto la palla al balzo per manifestare (attraverso monsignor Ignacio Carrasco de Paula, neo presidente della Pontificia Accademia per la Vita) le sue “perplessità e riserve” .
… Interessanti, sulla vicenda, le riflessioni offerte da Maria Antonietta Coscioni. Interessante ricordare quel che aveva detto sulla fecondazione in vitro Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I).



Maria Antonietta Farina Coscioni, co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, ha così commentato la notizia del Nobel al padre della fecondazione in vitro: «Gli Accademici di Stoccolma hanno dato un chiaro segnale: l'assegnazione del Nobel a Edwards è un esplicito riconoscimento, atteso e auspicato, che premia la ricerca scientifica e la sua libertà, contro tutti i fondamentalismi religiosi, ideologici e politici […].
Cosa spinge invece i difensori della sacralità della vita a criticare il premio al padre della fecondazione in vitro? […].  Quando si tratta di nascere l'utilizzo della scienza e della “tecnica” è per loro considerato un abuso, bisogna farlo come natura prevede e non come i progressi della scienza medica oggi consentono. Risultato, chi vuole figli e non li può avere secondo natura, deve annegare in un mare di tristezza. Al contrario, capovolgendo il ragionamento, chi vuol morire secondo natura deve prolungare la propria esistenza in un mare di sofferenza perché non è un più un abuso utilizzare i progressi della scienza per allungare il tempo della morte… Se i progressi della medicina vengono rifiutati quando si tratta di nascere ed accolti quando si tratta di morire si deve concludere che tristezza e sofferenza sono i veri capisaldi dei “sacralizzatori” della vita, ovvero il sadismo ha preso il posto dell'amore».

Non era sadico, invece, Albino Luciani . Nel 1978  il futuro papa Giovanni Paolo I, in una intervista, volle esprimere alla prima bambina nata in vitro “i più cordiali auguri”. E questo “a seguito di Dio, che vuole e ama la vita degli uomini”
... Quanto ai suoi genitori, Luciani aveva dichiarato: «Non ho alcun diritto di condannarli: soggettivamente se hanno operato con retta intenzione e in buona fede essi possono avere perfino un gran merito davanti a Dio per quanto hanno deciso e chiesto ai medici di eseguire».

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C'è criminale e criminale

Cosa pensano, come si comportano, come votano i poveretti che in cuor loro hanno già condannato la cugina di Sarah Scazzi? 
... Che idea della giustizia avranno questi sprovveduti che la manderebbero sulla sedia elettrica solo perché adesso è accusata di essere stata complice in quello che gli psicologi chiamano “omicidio intrafamiliare”?

Quando Michele Misseri (lo zio di Sarah, che ha confessato di averla assassinata), è arrivato nel carcere di Taranto, gli altri detenuti hanno urlato: «Datelo a noi, che l’ammazziamo!».
... Certo, perché per certi fetenti uccidere lo zio sporcaccione (per farsi belli di fronte al popolino, magari dopo aver fatto qualche rapina pistola in mano), può essere utile e perfino dilettevole. Al limite, anche uccidere su commissione (magari pagati da quella mafia che scioglie i bambini nell’acido), è cosa passabile, comprensibile, fattibile, con un qualche significato.
Ma - direbbero sempre questi fetentoni - uccidere una ragazzina gratuitamente, per passione carnale, suvvia! E’ da “criminali odiosi” (direbbero loro, che evidentemente sono “criminali perbene”!).

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domenica 3 ottobre 2010

Umberto & Luca

Che facevano i leghisti mentre Bossi sputava su quei “porci” dei romani? 
Che faceva quel fighetto di Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, mentre il vecchio Umberto sparava la sua ennesima minchiata? 
... Insomma, che facevano quelli del Carroccio, dopo aver lui (il Senatùr), passato una vita ad offendere, di volta in volta, tutto e tutti: la sinistra, i meridionali, gli stranieri, Casini, il Berluskazz, e chi più ne ha più ne metta?


Ebbene, quando ancora non erano iniziate le polemiche per l'ultima stronzata del leader leghista (SPQR starebbe per "sono porci questi romani"), quel povero meschinetto di Zaia s'inkazzava per la fiction "Distretto di polizia", in cui verrebbe presentata la figura di un bergamasco un po’ tontolone.
... Massì, ha ragione Zaia, il padano non bisognava immaginarlo fessacchiotto: che banalità, che penoso luogo comune!

Tuttavia, pensiamoci: cosa accadrebbe se nelle fiction si accogliessero fino in fondo i luoghi comuni da barzelletta? E che succederebbe se si dipingesse il padano secondo un certo stereotipo: buffone, gretto, ignorante, razzista, tremolante, scoreggione?
... Magari, perché no, anche fuso, bacucco, claudicante, e sempre pronto a sputare su quelli che non sono polentoni come lui?

Ebbene sì, se si accogliessero certi luoghi comuni sui polentoni, finirebbe che il padano immaginario assomiglierebbe troppo a quell’altro padano famoso e reale (il leader delle camice verdi, che guarda un pò tu il caso è anche il capo di Luca Zaia).
... Ma certo, si penserebbe subito a quel troglodita che non è capace di tirarselo fuori per fare pipì, ma che lo stesso dice di avercelo duro, e mostra il dito medio. Si penserebbe a quel poveraccio che col suo maschilismo da vecchietto decrepito offende tutte le donne e gli uomini che sognano un mondo migliore.

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Stupratore di democrazia

Per il suo 74esimo compleanno l’augusto presidente del Consiglio (Silviuccio Berluska), si è visto recapitare gli auguri di Antonio Di Pietro. 
... Il Tonino nazionale era in grande forma, e nel suo affettuoso messaggio ha graziosamente paragonato il Premier a Nerone, lo ha accusato di avere “intenzioni criminali”, e, insomma, gliene ha dette di tutti i colori: pregiudicato, piduista, stupratore, corruttore, eccetera, eccetera, eccetera.

Di fronte a questi bei complimenti, ci credo che il Caimano, a fine giornata, si è lamentato di aver passato un “compleanno di merda”

... E pensare che il peggio doveva ancora venire: di lì a poco sarebbero montate le polemiche per un vecchio video in cui si sente Sua Impunità che lancia una imprecazione offensiva per i credenti. Con grande scandalo di “Famiglia Cristiana”, “Avvenire”, e Santa Sede. Che in confronto le sberle di Tonino sono un niente proprio!
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29 settembre 2010, dal discorso alla Camera di Antonio Di Pietro

   « Sig. presidente del Consiglio, Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista che, anche oggi, ha raccontato un sacco di frottole agli italiani, descrivendo un'Italia che non c'è e proponendo azioni del Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà. Fuori da qui c'è un Paese reale che sta morendo di fame, di legalità e di democrazia e Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l'arpa della felicità come fece il suo predecessore Nerone mentre Roma bruciava […].
Lei, sig. Berlusconi è un vero "maestro": intendo dire un maestro della massoneria deviata, un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato.
Anzi di più. Lei è l'inventore di una forma di corruzione di nuovo conio, più moderna e progredita: cambiare le leggi in modo da non far risultare più reato quel che prima lo era e in modo da non rendere più punibili coloro che prima potevano essere condannati […]
Lei, sig. Berlusconi, non è un presidente del Consiglio ma è uno "stupratore della democrazia" che, dopo lo stupro, si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam per non rispondere di stupro! […].
Lei si è impossessato dell'informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale. Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza nazionale. Lei e i suoi amici dell'informazione avete fatto finta di scandalizzarvi nell'apprendere che, dietro quella compravendita, c'è una società off-shore situata in un paradiso fiscale. Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi: Lei di società off-shore ne ha fatte ben 64 proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati e lo ha fatto ricorrendo a quell'avvocato inglese David Mills, condannato per essere stato, a sua volta, da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un'assoluzione comprata a suon di bigliettoni. Già! Perché la magistratura che Lei ha corrotto, quella a Lei piace!
Invece, non le piace quella che vuole giudicarla per i suoi misfatti, tanto è vero che ora, al primo punto del suo "vero programma", quello di cui oggi non ha parlato, c'è la reiterazione del Lodo Alfano, cioè proprio di quella legge che deve assicurarle l'impunità per un reato gravissimo che lei ha commesso: la corruzione di giudici e testimoni […]
E Lei, oggi, viene a chiederci la fiducia? […]. Non lo chieda a noi, che siamo stati primi a smascherare le sue reali e criminali intenzioni! ».
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