Altro mistero della Fede: quello di Yara, una bambina che i fanatici vogliono far santa a tutti i costi. Per poterla gettare sugli altari suo malgrado, col suo apparecchio dentale ancora addosso.
... Tanto, attribuirle un miracolo sarà un giochetto da bambini: uno spiritato che gridi al prodigio lo si trova facilmente, vero?
Il devoto Antonio Socci ha avuto l’illuminazione. Mentre gli inquirenti ancora brancolano nel buio (e si chiedono se a commettere il delitto non sia stata una donna), lui ha già stabilito che Yara e Santa Maria Goretti pari sono.
Con sprezzo del pericolo (e del ridicolo), Socci ci ha rivelato in quattro e quattr’otto come è stata uccisa la ragazzina. E lo ha fatto tirando in ballo la Fede dei bargamaschi, le madonne che appaiono alle bambine, i “soldati di Cristo”, la “forza divina” e il Crocefisso.
Lui, che ha visto la luce, dice che la ragazzina va considerata una martire della Fede. Proprio come Santa Maria Goretti. Ma ci ha avvertiti che queste cose noi le capiremo molto difficilmente, perché non ci viene più indicata quella purezza spirituale che lei invece avrebbe incarnato.
… Noi, cinicamente, continuiamo a pensare che la ragazzina si sia semplicemente ribellata ad un prepotente? Col cavolo: lei temeva di far piangere Gesù! Ma certo: la bambina con l’apparecchio dentale pensava alla salvezza della sua anima. E voleva, casomai, ribellarsi al peccato e all’immoralità imperante. A gloria di Dio Onnipotente, s’intende.
… Noi, cinicamente, continuiamo a pensare che la ragazzina si sia semplicemente ribellata ad un prepotente? Col cavolo: lei temeva di far piangere Gesù! Ma certo: la bambina con l’apparecchio dentale pensava alla salvezza della sua anima. E voleva, casomai, ribellarsi al peccato e all’immoralità imperante. A gloria di Dio Onnipotente, s’intende.
Dal blog di Antonio Socci (www.antoniosocci.it)
Anche Yara – se saranno confermate le ipotesi degli inquirenti – è stata selvaggiamente uccisa con un coltello per essersi opposta a un tentativo di stupro. Maria Goretti è stata canonizzata nel 1950 da Pio XII, ma anche lei era una ragazzina normale come Yara e si è trovata in un’analoga trappola infernale. Certo, i tempi sono cambiati e anche i luoghi sono diversi. Mentre Maria viveva nella miseria delle paludi pontine dei primi anni del Novecento, Yara è nata e cresciuta nella moderna e civile Lombardia di oggi. Ma la Lombardia è la regione più progredita e prospera d’Europa senza per questo aver perso la sua anima cattolica, le radici della sua fede, soprattutto nella bergamasca […].
Yara non solo è stata battezzata ed educata nella fede cattolica, non solo frequentava la parrocchia e una scuola cattolica, ma aveva ricevuto proprio l’anno scorso la cresima, il sacramento che ci fa soldati di Cristo, pronti a tutto per difendere la dignità di figli di Dio che il Salvatore ci ha donato.
Molti pensano che sia tutto “per modo di dire”, forse anche tanti cattolici vivono con scontata ovvietà quei misteri grandi che sono i sacramenti, che invece non sono scontati e ovvi per nulla, perché ci danno davvero una forza divina. Ci divinizzano.
Yara, nella sua semplicità di tredicenne, pulita, semplice, pura, ha difeso la sua dignità con lo stesso eroismo dei martiri. Come Maria Goretti. Come le prime martiri, agli albori del cristianesimo, così amate e venerate dalla Chiesa: spesso erano proprio coetanee di Yara.[…].
Del resto proprio a pochi chilometri dal paese di Yara, a Ghiaie di Bonate, nella primavera del 1944, si sono verificate le tredici apparizioni della Madonna, appunto a una fanciulla, Adelaide Roncalli (speriamo che la diocesi di Bergamo di affretti a riconoscerle ufficialmente).
I giovani come Yara sono i veri eroi da guardare, non i fasulli eroi creati dai media. Infatti chi oggi insegna più ai giovani la purezza, la dignità, il rispetto di sé, del proprio corpo e della propria anima? Per questo penso che la testimonianza di Yara non sarà veramente capita. Così voglio aggiungere un’ulteriore considerazione. La vicenda di Yara si è conclusa proprio nei giorni in cui tornano fuori, per l’ennesima volta, le polemiche sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, a cominciare dalle scuole. Un’errata idea di laicità ancora una volta vorrebbe cancellarli perché dicono che laicità significa neutralità. E’ ovvio che lo Stato sia neutrale fra le confessioni religiose. Ma lo Stato non è neutrale fra il Bene e il Male. E il crocifisso – come ha scritto tanti anni fa Natalia Ginzburg – è il segno delle vittime, cioè del Bene, che dalla storia cristiana è entrato a far parte della cultura di tutti, anche dei non cristiani. Il segno anche laico che siamo tutti con i crocifissi e non con i crocifissori. Anche la cultura laica afferma che non si può essere neutrali fra le vittime e i carnefici. Infatti in tutte le scuole d’Italia, in questi giorni, parlando di Yara, tutti si sentiranno dalla parte della fanciulla assassinata. Nessuno si sentirà “equidistante”. Tanto meno lo è lo Stato laico. Il crocifisso esprime questo stare dalla parte delle vittime […].
Yara non solo è stata battezzata ed educata nella fede cattolica, non solo frequentava la parrocchia e una scuola cattolica, ma aveva ricevuto proprio l’anno scorso la cresima, il sacramento che ci fa soldati di Cristo, pronti a tutto per difendere la dignità di figli di Dio che il Salvatore ci ha donato.
Molti pensano che sia tutto “per modo di dire”, forse anche tanti cattolici vivono con scontata ovvietà quei misteri grandi che sono i sacramenti, che invece non sono scontati e ovvi per nulla, perché ci danno davvero una forza divina. Ci divinizzano.
Yara, nella sua semplicità di tredicenne, pulita, semplice, pura, ha difeso la sua dignità con lo stesso eroismo dei martiri. Come Maria Goretti. Come le prime martiri, agli albori del cristianesimo, così amate e venerate dalla Chiesa: spesso erano proprio coetanee di Yara.[…].
Del resto proprio a pochi chilometri dal paese di Yara, a Ghiaie di Bonate, nella primavera del 1944, si sono verificate le tredici apparizioni della Madonna, appunto a una fanciulla, Adelaide Roncalli (speriamo che la diocesi di Bergamo di affretti a riconoscerle ufficialmente).
I giovani come Yara sono i veri eroi da guardare, non i fasulli eroi creati dai media. Infatti chi oggi insegna più ai giovani la purezza, la dignità, il rispetto di sé, del proprio corpo e della propria anima? Per questo penso che la testimonianza di Yara non sarà veramente capita. Così voglio aggiungere un’ulteriore considerazione. La vicenda di Yara si è conclusa proprio nei giorni in cui tornano fuori, per l’ennesima volta, le polemiche sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, a cominciare dalle scuole. Un’errata idea di laicità ancora una volta vorrebbe cancellarli perché dicono che laicità significa neutralità. E’ ovvio che lo Stato sia neutrale fra le confessioni religiose. Ma lo Stato non è neutrale fra il Bene e il Male. E il crocifisso – come ha scritto tanti anni fa Natalia Ginzburg – è il segno delle vittime, cioè del Bene, che dalla storia cristiana è entrato a far parte della cultura di tutti, anche dei non cristiani. Il segno anche laico che siamo tutti con i crocifissi e non con i crocifissori. Anche la cultura laica afferma che non si può essere neutrali fra le vittime e i carnefici. Infatti in tutte le scuole d’Italia, in questi giorni, parlando di Yara, tutti si sentiranno dalla parte della fanciulla assassinata. Nessuno si sentirà “equidistante”. Tanto meno lo è lo Stato laico. Il crocifisso esprime questo stare dalla parte delle vittime […].
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