Massimo Fini, in una intervista di Silvia Truzzi (per il
quotidiano “Il Fatto”), ha voluto precisare chi era davvero quella donnaccia
fanatica e spiritata (all’epoca anti-americana), della Oriana Fallaci. Lo ha
fatto, fra l’altro, con queste parole:
«Con lei ho avuto un buon rapporto per un certo periodo. Poi siccome litigava con chiunque, ha litigato anche con me. Una piccola casa editrice le aveva chiesto di scrivere un'autobiografia per le scuole. Lei non aveva tempo e mi disse se volevo scriverla per lei. Accettai volentieri per stare a fianco di uno dei miti del giornalismo italiano. Abbiamo lavorato a questa cosa per un po'.
Poi si è giustamente accorta che era uno spreco dare la sua vita a me.
Ma siccome lei era fatta com'era fatta, non mi disse questo. Ma che improvvisamente
aveva scoperto che ero una spia della Cia. Allora era antiamericana, quando
passeggiavamo per Firenze bisognava sempre nascondersi dentro un portone
perché, nella sua megalomania, era convinta di essere inseguita da qualche
agente. Io sorridevo di questa megalomania, considerandola innocente. Poi mi
sono un po’ ricreduto».«Con lei ho avuto un buon rapporto per un certo periodo. Poi siccome litigava con chiunque, ha litigato anche con me. Una piccola casa editrice le aveva chiesto di scrivere un'autobiografia per le scuole. Lei non aveva tempo e mi disse se volevo scriverla per lei. Accettai volentieri per stare a fianco di uno dei miti del giornalismo italiano. Abbiamo lavorato a questa cosa per un po'.
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